Dalle cavallette di Francesco Piras al “futurismo” di Angela Norelli: cronaca finale di Cortinametraggio

La 19ª edizione del festival si è conclusa con la consegna di numerosi e prestigiosi riconoscimenti che aiuteranno le opere in concorso a ottenere maggiore visibilità e distribuzione. Tra i premiati anche Lorenzo Quagliozzi con De l’amour perdu, che sarà distribuito in 300 sale Fice

C’è un piccolo foglio bianco e blu sulla porta dell’unico cinema nel centro di Cortina d’Ampezzo. Si nota poco, ma si legge bene che per cinque giorni (12-17 marzo) l’imponente fantascienza di Denis Villenueve si fa da parte, lasciando spazio a un fenomeno tutto italiano, Cortinametraggio 2024, e ai suoi ventuno giovani esordienti in concorso.

Il festival di cinema breve fondato da Maddalena Mayneri ha raggiunto la sua 19ª edizione e, nel corso della sua lunga e ricca cerimonia di premiazione ha dimostrato ancora una volta di essere diventato qualcosa in più di un semplice concorso. Un luogo di incontro e di formazione, un piccolo-grande hub creativo in cui la gara resta quasi in secondo piano rispetto alle occasioni di confronto e dialogo di un’esperienza a tempo pieno. Come il ritiro di una squadra, volendo usare la stessa metafora sportiva usata sul palco della cerimonia.

Che sia stata una settimana speciale, lo si percepisce bene dall’entusiasmo dei registi e delle registe all’annuncio di ogni premio. Applausi e gioia sincera, che nascono da giorni interi trascorsi (tra loro e con gli ospiti e le giurie, da Paolo Genovese a David Warren ed Enzo D’Alò) a parlare di cinema e a viverlo, a fare le ore piccole discutendo di registi giapponesi e francesi o ballando insieme nella hall dell’albergo.

Come in ogni concorso, tuttavia, sì è importante partecipare, ma è anche bello vincere e, a conquistare il premio maggiore è in realtà uno dei pochi registi assenti in questa settimana piacevolmente insolita, Francesco Piras, arrivato per la cerimonia da un set in Sardegna.

Tilipirche: le cavallette di Piras, uno squarcio sul reale

“Definito un film classico e al tempo stesso tradizionale, espressione di un impegno civile necessario”, il corto diretto da Piras si intitola Tilipirche (cavallette in sardo, ndr) e convince anche la giuria Young, che lo premia doppiamente con un riconoscimento speciale, per il suo stile “kenloachiano”. Definizione che, in realtà, lui rifugge. “Non ho pensato a Ken Loach, né ho avuto alcun riferimento in particolare”, afferma il regista a THR Roma. “Ho girato questo film completamente da solo: regia, sceneggiatura, fuochi e riprese. Anche per questo sono riuscito a farlo in un periodo di tempo piuttosto lungo, quattro mesi. Sono andato prima a incontrare la comunità di Noragugume, il paese nel centro della Sardegna (Nuoro, ndr) che mi ha ospitato e solo dopo ho iniziato a scrivere”.

Il nucleo emotivo del corto, la storia di un conflitto generazionale tra il pastore Zagu e il figlio Antonio è ispirato in parte a vissuti personali, afferma Piras, ma serve soprattutto a raccontare un contesto. Quello del “piano industriale che con l’intento di sradicare la criminalità del luogo attraverso la creazione di nuovi posti di lavoro in fabbrica, ha in realtà snaturato e distrutto la vita e l’ambiente intorno”. Le cavallette che danno il titolo al film, prosegue Piras, “sono qualcosa che ho colto quasi come un presagio e un simbolo biblico. Adesso voglio raccontare questa storia in un lungometraggio, indagando più a fondo anche le storie di Zagu e Antonio, ma è necessario farlo presto, prima che si perda la continuità con ciò che ho già mostrato”.

Due sguardi, uno stesso obiettivo: l’empowerment femminile

Come già affrontato da THR Roma, in questa edizione la presenza femminile alla regia è stata esigua, ma ha avuto ugualmente un impatto sui premi finali. Angela Norelli, con We Should All Be Futurists, – ironico, intelligente e brillante lavoro di montaggio su materiale d’archivio degli anni Dieci e Venti – vince il premio speciale Rai Cinema Channel: “È un grandissimo onore ricevere questo premio e ringrazio la commissione che ha scelto il mio corto per questo riconoscimento”, dichiara Norelli a THR Roma. “Ringrazio il cast (Caterina Cianfa, Zoe Tavarelli, Sofia Russotto in voice over, ndr) e tutte le persone che hanno lavorato al progetto. Dedico il premio allo sguardo e alla voce di noi donne, a cui ancora oggi tocca contrastare il ‘futurismo’”.

We Should All Be Futurists di Angela Norelli

We Should All Be Futurists di Angela Norelli

Va a Vera Munzi e Caterina Salvadori, invece, il premio alla migliore sceneggiatura per Ànemos, il corto con Matilde Gioli e Francesco Montanari, liberamente ispirato a una vera storia di rinascita e riappropriazione del proprio spazio dopo una relazione violenta. “Siamo partite da una storia individuale che è esemplare rispetto a una tematica drammaticamente attuale, ovvero la violenza di genere”, dichiarano. “Con questo progetto vogliamo cercare di promuovere una maggiore consapevolezza e sensibilizzare sulle dinamiche sottili sottese alla manipolazione psicologica, ma anche dare un messaggio di speranza e di empowerment femminile. Ringraziamo Mariasole Brusa, sceneggiatrice insieme a Caterina Salvadori, Erica Boschiero e Sergio Marchesini – autori del testo e della musica del brano Lo spazio di me,  parte integrante della sceneggiatura. E Alice Casarotti per aver condiviso con noi la sua esperienza individuale”.

Dal dramma intimo alla commedia, premi che riflettono la selezione

Tre cortometraggi, fra i diversi premiati al termine di Cortinametraggio 2024, hanno poi incontrato il particolare favore di giurie speciali e pubblico, ricevendo più di un premio ciascuno: De l’amour perdu di Lorenzo Quagliozzi, Un lavoretto facile facile di Giovanni Boscolo e L’acquario di Gianluca Zonta. Quest’ultimo vincitore anche del premio del pubblico: “Il premio a cui tenevo di più”, dichiara Zonta. “Perché il più immediato, che viene da un apprezzamento istantaneo, di pancia, non di testa”.

Lorenzo Quagliozzi afferma a THR Roma, a proposito dei premi ricevuti, tra cui la distribuzione in 300 sale Fice, che “i corti difficilmente riescono ad uscire dal circuito festivaliero e un riconoscimento come il premio Anec e Fice è ciò che quindi ogni regista sogna di ricevere. De l’amour perdu è stato realizzato con una Sony A73, in un contesto di lavoro molto intimo. Le foto del nostro set sono vuote, non sembrano nemmeno raccontare la realtà spesso caotica come quella di un set. Pensare allora di condividere queste immagini, nate in un contesto così piccolo, in una cornice con così tanti spettatori è una grande emozione”, dichiara.

Un'immagine del film De l'amour perdu

Un’immagine del film De l’amour perdu. Courtesy of Cortinametraggio 2024

“Guardando avanti invece, per il momento sto scrivendo. Sicuramente avere una produzione alle spalle (la Numero 10 di Paolo Sorrentino, ndr) cambierà l’approccio così diretto alle riprese che ho avuto fino ad ora. Per il futuro il mio sogno sarebbe riuscire a conservare la libertà offerta dalla riduzione ai minimi termini dei mezzi impiegati e unirla a un impianto produttivo più canonico, sfruttando al meglio le possibilità che entrambi hanno da offrire”.

Su Un lavoretto facile facile, la commedia che ha conquistato più riconoscimenti nella serata, compreso quello assegnato dalla stampa, il regista Giovanni Boscolo afferma: “Vincere quattro premi assegnati da giurie di grande valore è stata un’emozione forte, che mi conferma nel continuare su questa strada. Conferma anche che la commedia deve e può ancora dire qualcosa, anche nei festival. Il pubblico la cerca ancora fortemente, ma credo debba partire dalla strada, dal sentire quotidiano, dalle domande anche drammatiche con cui abbiamo a che fare tutti i giorni. Se si trova un punto di vista ironico, senza essere giudicanti o manichei, allora credo che si possa davvero raccontare i nervi contemporanei del nostro tempo.

Il tuffo nei sentimenti di Aldo Iuliano e il cinema delle relazioni di Tommaso Frangini

Tra i diversi premi, anche quello alla miglior regia per Aldo Iuliano in Dive e il premio speciale della storica produzione Titanus a Il compleanno di Enrico di Francesco Sossai. Uno spazio ulteriore, inoltre, è stato dato ai migliori interpreti, Catherine Bertoni (De l’amour perdu) e Niccolò Ferrero per Foto di gruppo di Tommaso Frangini.

Foto di gruppo è una storia di relazioni, di chi resta e di chi se ne va. Un storia in cui il ritorno segna sempre una distanza, progressivamente incolmabile, in un gruppo di amici ‘di sempre’, cresciuti oltre e al di fuori del loro rapporto, ma ancora aggrappati al passato. Più attenti a curare i vecchi ricordi che a cercare di crearne di nuovi. C’è molto di me in ognuno dei personaggi, anche se non è una storia autobiografica. L’ho voluta raccontare anche per studiare le dinamiche dei personaggi che presto mi serviranno a trasformare il corto in un lungometraggio”.

Foto di gruppo, regia di Tommaso Frangini. Courtesy of Cortinametraggio

Foto di gruppo, regia di Tommaso Frangini

Ferrero, non presente a Cortinametraggio ma raggiunto da THR Roma, afferma: “Tommaso mi ha raccontato a lungo questa storia, prima ancora di propormi la parte. All’inizio non ne capivo l’introspezione, ma entrandoci dentro ho compreso quanto riguardasse anche me. Di come non fossi in questo caso un attore-pedina che racconta l’urgenza di qualcun altro. Il mio personaggio, Federico, è in un momento di grande fragilità emotiva, su cui io e Tommaso abbiamo lavorato molto anche dal punto di vista dell’idea di mascolinità. Perché questa fragilità si intreccia con una difficoltà nel comunicare i propri sentimenti. Quello che all’inizio non avevo colto, l’assenza di ‘un fatto’ da narrare, si è trasformato poi in una tensione latente, che non esplode mai, ma c’è”.

“Come Borges”

È stata una lunga celebrazione, dunque, quella del Cortinametraggio 2024 ai suoi 20 finalisti, ognuno vincitore a modo suo di fronte al pubblico. Con l’augurio di vederli e apprezzarli sempre più spesso anche fuori dal circuito festivaliero, il direttore artistico Niccolò Gentili sceglie di salutarli così: “Borges non ha mai scritto un romanzo, solo poesie, saggi e racconti. Opere d’arte con un loro linguaggio, breve e specifico, che non hanno necessariamente bisogno di diventare qualcos’altro o qualcosa di più. Come sono i film di questo Cortinametraggio”.