A Cortinametraggio 2024, un’indagine sui sentimenti: da Dive a L’acquario, fra virtuale e reale

Aldo Iuliano e Gianluca Zonta portano due opere molto diverse, in concorso al festival di cinema breve sulle Dolomiti. Entrambi però raccontano una ricerca di connessione e di scoperta reciproca, oltre gli schermi

Cos’è reale se non un sentimento? E dove va a finire quando il mondo intorno corre troppo, in direzioni, a volte, spaventose? Sono domande a cui, in modi opposti, rispondono due registi in concorso a Cortinametraggio 2024, Aldo Iuliano e Gianluca Zonta, rispettivamente con Dive e L’acquario.

Due storie d’amore, entrambe. Declinate una al presente – dolce ma drammatico, vagamente distopico – e una al futuro. Un futuro prossimo anche se fantascientifico, in cui la paura di un’intelligenza artificiale troppo invadente trasforma il paradosso in comicità.

In comune hanno il desiderio, profondamente umano, di connessione e di scoperta reciproca, ma anche il bisogno di riuscire a capire cosa si rischia di perdere in un contesto in cui la sincerità delle emozioni perde il contatto con la realtà.

Dive, un tuffo nel profondo

Aldo Iuliano con Dive torna al cortometraggio dopo la prima incursione nel lungo, con Space Monkeys. Le sue “scimmie spaziali” così come il ragazzo e la ragazza protagonisti di Dive sono figli di una “generazione nuova, che è importante non giudicare”, afferma a THR Roma. “Rappresentano una nuova umanità che vive il virtuale e il reale come se fossero la stessa cosa, spesso senza percepirne il confine. Ed è da qui che possono nascere i loro errori, da una doppia identità”.

“È questo che può generare una “disconnessione dai loro sentimenti, mentre stanno ancora facendo esperienza del mondo”, prosegue. “In Dive perciò ho fatto letteralmente un tuffo per capire l’amore: come nasce, come si sviluppa. Non è mai definito, tra i due ragazzi protagonisti, che ora sono amici, ora sono amanti. Non si sa, ma è importante”.

Aldo Iuliano a Cortinametraggio 2024.Foto di L.Puccini

Aldo Iuliano a Cortinametraggio 2024.Foto di L.Puccini

Dive è stato presentato a Venezia 80, unico corto italiano di narrativa nella sezione Orizzonti: una spiaggia, un ragazzo e una ragazza e la voglia di stare insieme, a bere una birra, scherzare, cantare una canzone. All’improvviso qualcosa fa intuire il pericolo. Fuori dall’inquadratura, in un “non luogo” che potrebbe essere tanto Odessa quanto il Circeo, c’è una guerra in corso. E l’unico luogo sicuro è sott’acqua: “Sott’acqua è il loro cuore, dove tutto resta sospeso. Tolgo spesso infatti il tempo dai miei film, perché il tempo distrae dai sentimenti, che spesso dimentichiamo. Come autore, perciò, ho sentito la necessità, quasi a pelle, di tirar fuori da me questa piccola storia”, prosegue Iuliano.

Una “piccola storia” che comunque si è sviluppata nel corso di due anni tra la scrittura e la ricerca della coppia di protagonisti più adatta interpretarla. “Non c’è differenza per me fra un cortometraggio e un lungometraggio”, sostiene Iuliano. “Un corto è un piccolo film e non potrebbe essere altrimenti, considerando il tempo, gli anni, che dedico a ogni progetto. È ugualmente un viaggio, un’indagine”.

L’acquario: chi ha bisogno di Cyrano?

Agganciato invece a un tempo che fugge rapido e che bisogna bloccare, prima che si trasformi in qualcos’altro, è L’acquario di Gianluca Zonta. “È un’idea nata circa un anno fa, nel periodo in cui si sentiva parlare sempre più spesso di ChatGpt”, afferma Zonta. Ho iniziato a immaginare che futuro avrebbe potuto avere nella quotidianità, come avremmo interagito con questa intelligenza artificiale, come avrebbe cambiato il nostro modo di pensare. Da qui è arrivata l’intuizione di parlarne dal punto di vista sentimentale”.

Giovanni Anzaldo e Barbara Venturato in L'Acquario di Gianluca Zonta

Giovanni Anzaldo e Barbara Venturato in L’Acquario di Gianluca Zonta. Courtesy of Cape Town

Girato lo scorso ottobre e terminato proprio in concomitanza con la selezione di Cortinametraggio, L’acquario, per il regista, esprime un’urgenza del tempo presente: “È una storia attuale, su cui volevo arrivare prima che ne uscissero altre simili”, prosegue il regista, che con L’acquario ha anche partecipato al bando del Nuovo Imaie. Racconta di essersi lasciato convincere subito proprio dall’argomento a realizzare un altro corto, forse l’ultimo prima del salto al lungometraggio: “Ho scritto la sceneggiatura in un giorno soltanto”.

Usando ChatGpt come un moderno Cyrano, L’acquario ha due riferimenti cinematografici principali. Her di Spike Jonze e Harry ti presento Sally: “Ho voluto parlare di fantascienza, o meglio, di un realtà futuristica e futuribile in cui l’intelligenza artificiale ci invade ma la trattiamo come se fosse naturale. E ho voluto allo stesso tempo girare una commedia romantica classica”.

Gianluca Zonta

Gianluca Zonta. Courtesy of Cape Towtn

Le insicurezze dei primi appuntamenti, il desiderio di piacere all’altro e la tendenza a mentire per apparire una versione migliore di sé sono tutti elementi che tracciano le migliori rom-com degli ultimi trent’anni. Confluiscono tutte nei pochi minuti in cui L’acquario mette il pubblico di fronte a una verità semplice quanto “pericolosa”: dov’è finita la sincerità di un sorriso imbarazzato in un incontro a due? Quello che nasce quando non si sa cosa dire e che la rapidità degli incontri virtuali – dai vari Tinder a Instagram, fino a ChatGpt –  sta facendo sparire attraverso la mediazione dello schermo.

Se Cyrano è “sempre” esistito, saperlo senz’anima, forse, rende tutto più triste e – paradossalmente più divertente. Ma è una risata amara quella che nasce guardando quello che (probabilmente) diventeremo. O siamo già.