Verso i Golden Globes / 11 – Miglior serie drammatica: The Crown con Elizabeth Debicki

La serie creata da Peter Morgan ha ottenuto quattro candidature e si contende il riconoscimento principale con Succession, The Diplomat, The Last of Us, 1923 e The Morning Show. La premiazione il 7 gennaio. All'interno dell'articolo la recensione, le interviste e i nostri approfondimenti. Lo speciale di THR Roma

Come lo scorso anno, The Crown (qui la nostra recensione) ottiene quattro nomination ai Golden Globes 2024, con minime variazioni. Confermate quelle per la miglior serie drammatica e per le migliori interpreti, sia protagonista (Imelda Staunton nel ruolo di Elisabetta II) sia non protagonista (Elizabeth Debicki nel ruolo di Diana Spencer) a cui si aggiunge la candidatura di Dominic West come miglior attore (nel ruolo del principe Carlo). Lo show creato da Peter Morgan dovrà vedersela nella categoria principale con Succession, The Diplomat, The Last of Us, 1923 e The Morning Show.

Quest’anno, dopo lo scioglimento della Hollywood Foreign Press Association avvenuto nel 2023, il premio verrà organizzato dalla nuova Golden Globe Foundation. Non sarà dunque più l’Hfpa a supervisionare la cerimonia ora presieduta dai produttori Dick Clark Productions, che appartengono a Penske Media Eldridge (la joint venture tra Penske Media Corporation e Eldridge che possiede anche The Hollywood Reporter). Il prossimo 7 gennaio sulla Cbs andrà in onda lo show che, come da tradizione, anticipa la notte degli Oscar.

The Crown 6, la trama

La sesta e ultima stagione di The Crown si divide in due parti, uscite rispettivamente il 16 novembre e il 14 dicembre su Netflix. La suddivisione dei primi quattro episodi dai restanti sei è anche un modo per separare nettamente due trame: gli ultimi giorni e la morte della principessa del Galles, avvenuta il 31 agosto 1997 e i primi anni Duemila nella storia della Corona inglese. The Crown – Parte 1 racconta dunque l’avvicinamento di Diana Spencer alla famiglia Al-Fayed e l’inizio della storia d’amore con l’erede, Dodi, fino al tragico incidente e al lutto per la sua scomparsa. La Parte 2 affronta invece il rapporto del principe Carlo con i figli, soprattutto William, il governo di Tony Blair e il difficile anno, il 2002, in cui la regina affrontò sia la morte della madre che della sorella Margaret, per concludersi poi nel 2005 con il matrimonio fra Carlo e Camilla.

Dominic West in una scena di The Crown 6

Dominic West in una scena di The Crown 6. Courtesy of Netflix

L’ultima stagione, tra indugi e fantasmi del passato

The Crown 6 ha dimostrato ancora una volta di saper raccontare una realtà in apparenza satura, già affollata di racconti e punti di vista, in modo nuovo e inedito, con un valore aggiunto che appartiene soltanto alla serie Netflix e va ben al di là della rappresentazione documentaristica. Peter Morgan non insegue il reale, lo riscrive. Per questo osa rappresentare il fantasma di Diana Spencer e osa farle dirle ciò che non è mai stato detto o sentito: l’ultimo dialogo con il principe Carlo, l’ultima dichiarazione d’amore. Una scena che resta nella storia della serie, pur nascendo da un azzardo evidente, un momento surreale ma necessario come chiusura del racconto. L’aspetto ancora più sorprendente di questa ultima stagione, tuttavia, è nella gestione del tempo. Morgan si assume la responsabilità di indugiare, di rallentare una narrazione già lenta in sé, che di solito in una stagione racchiude un decennio intero, e ne dedica quasi la metà (4 episodi) a un solo argomento: gli ultimi giorni di Diana. E questo contribuisce a costruire il finale ideale, una storia alla volta.