Verso i Golden Globes / 19 – Miglior serie commedia o musicale: The Bear 2 con Jeremy Allen White

La serie creata da Christopher Storer ha ottenuto cinque candidature e si contende il riconoscimento principale con Abbott Elementary, Barry, Jury Duty, Only Murders in the Building e Ted Lasso. La premiazione il 7 gennaio. All'interno dell'articolo la recensione, le interviste e i nostri approfondimenti. Lo speciale di THR Roma

Rispetto all’edizione 2022 in cui The Bear ha ottenuto due candidature – miglior serie commedia o musicale e miglior attore che ha visto vincere Jeremy Allen White – la seconda stagione della serie FX disponibile su Disney+ (qui la nostra recensione) ne ha ricevute altre tre. Confermate quelle della categoria principale e del migliore interprete protagonista a cui si aggiungono miglior attrice per Ayo Edebiri, miglior attore non protagonista per Ebon Moss-Bachrach e miglior attrice non protagonista per Abby Elliott. Lo show creato da Christopher Storer dovrà vedersela nella categoria principale con Abbott Elementary, Barry, Jury Duty, Only Murders in the Building e Ted Lasso.

Quest’anno, dopo lo scioglimento della Hollywood Foreign Press Association avvenuto nel 2023, il premio verrà organizzato dalla nuova Golden Globe Foundation. Non sarà dunque più l’Hfpa a supervisionare la cerimonia ora presieduta dai produttori Dick Clark Productions, che appartengono a Penske Media Eldridge (la joint venture tra Penske Media Corporation e Eldridge che possiede anche The Hollywood Reporter). Il prossimo 7 gennaio sulla Cbs andrà in onda lo show che, come da tradizione, anticipa la notte degli Oscar.

The Bear 2, la trama

The Bear 2 segue Carmen “Carmy” Berzatto (Jeremy Allen White), Sydney Adamu (Ayo Edebiri) e Richard “Richie” Jerimovich (Ebon Moss-Bachrach) mentre lavorano per trasformare la loro malmessa paninoteca in un locale di livello superiore. Nel dare nuova luce al ristorante, la squadra intraprende un viaggio di trasformazione e ognuno di loro è costretto a confrontarsi con il passato e a fare i conti con chi vuole essere in futuro.

Jeremy Allen White e Ayo Edebiri in The Bear 2. Foto di Chuck Hodes/FX

Jeremy Allen White e Ayo Edebiri in The Bear 2. Foto di Chuck Hodes/FX

Naturalmente, si scopre che l’unica cosa più difficile della gestione di un ristorante è aprirne uno nuovo e la squadra deve destreggiarsi tra la folle burocrazia dei permessi e degli appaltatori e la bellezza, e allo stesso tempo la difficoltà creativa, della pianificazione del menu. Questo cambiamento porta anche una nuova attenzione all’ospitalità. Mentre i membri dello staff sono costretti a lavorare insieme in modi nuovi, sfidando i limiti delle loro capacità e relazioni, il team impara anche cosa significa essere al servizio sia dei clienti che l’uno dell’altro.

Riprese in solitaria e un episodio giù cult

Le riprese del terzo episodio (Sundae) seguono il personaggio di Sydney mentre viaggia per Chicago in cerca di ispirazione culinaria.“Sono state due settimane di riprese in cui mangiavo cibo e stavo al freddo, ero da sola e mi mancavano tutti” ha raccontato Ayo Edebiri a THR (qui la nostra intervista). “È il tipo di recitazione più difficile per me, dove sei una persona, da sola, vulnerabile. Ci sono 40 addetti ai lavori in giro e io sono da sola di fronte a tutti”.

Jeremy Allen White e Ayo Edebiri in The Bear 2. Foto di Chuck Hodes/FX

Jeremy Allen White e Ayo Edebiri in The Bear 2. Foto di Chuck Hodes/FX

La seconda stagione di The Bear è caratterizzata da “momenti di quiete”, episodi incentrati su un solo personaggio che si allontanano dalla frenesia della cucina capitanata da Carmy. Ma di caos, drammi e tumulti è pieno Fishes, episodio flashback ambientato a Natale che riunisce sotto lo stesso tetto tutta la famiglia Berzatto, compresa la matriarca interpretata da una straordinaria Jamie Lee Curtis che indossa una parrucca creata da Rob Pickens, artigiano della Wigmaker Associates di Beverly Hills, con la quale aveva collaborato ai tempi della saga di Halloween.

“La parrucca? Mi cancella e mi permette di portare tutta la mia esperienza, la mia tristezza, la mia rabbia, il mio dolore, le mie complicazioni e le mie dinamiche familiari nella dimensione della recitazione”, ha raccontato l’attrice a THR (qui trovate l’approfondimento). “È uno strumento. È così liberatorio guardarsi allo specchio e vedere qualcosa di diverso. Dà forma a tutto. Cambia tutto”.