Oscar 2024: tutto secondo copione (a parte Emma Stone). Per cui ora ci tocca fare il gioco del “what if?”

E se avesse vinto Barbie perché tutti i votanti che non hanno candidato Margot Robbie e Greta Gerwig si fossero sentiti in colpa? E se Sandra Hüller rivendicasse il proprio premio? E se avessero dato un ex aequo a Iron Man e Hulk? Fenomenologia di una premiazione troppo pulita, pacata, rispettosa

Oscar 2024. Che premi sono stati? Prevedibili, come la cerimonia. Ma è inutile stare qui a dire quanto non ci sono piaciuti e quanto ci siamo annoiati. Ancor più lamentarsi che non c’è stata nemmeno una sorpresa. Che poi, se la sorpresa davvero arriva, allora dobbiamo comunque lamentarci perché va a ledere la meritocrazia.

Gli Oscar 2024 sono stati puliti, pacati, rispettosi. Hanno seguito fin dall’inizio la strada segnata da mattoni gialli, dove ad aspettarli alla fine c’erano statuette che mettevano d’accordo tutti, con un unico tocco di brio dato soltanto dalla vittoria di Emma Stone per la sua Bella Baxter in Povere creature!. Surclassando la “un po’ più” favorita Lily Gladstone di Killers of the Flower Moon, ma di cui anche in questo caso non si può parlare di vero e proprio shock, vista una competizione alla fine di questa awards season davvero minima sulla differenza dell’ago della bilancia.

Assegnare il riconoscimento a Gladstone avrebbe significato chiaramente fare la storia premiando la prima attrice nativo americana, ma avrebbe anche confermato il lavoro in sottrazione e comunicativo della sua Mollie diretta da Martin Scorsese, giudicandone il talento. Darlo però a Stone – come è avvenuto – vuol dire dare prova che Hollywood e dintorni sanno davvero ricompensare le loro stelle più luminose.

Sta di fatto che, in ogni caso, il premio non sarebbe stato facilmente contestabile. Semmai la sorpresa arriva più dalla precedente vincita di Lily Gladstone ai Sag, riconoscimento solitamente precursore dell’Oscar.

Nessuna vittoria per Io Capitano

Così come, dal canto nostro, stupirci o arrabbiarci per la vittoria di Jonathan Glazer a cui viene consegnato il premio per il miglior film internazionale per La zona d’interesse al posto dell’italiano Io Capitano di Matteo Garrone. Ma come si fa a remare contro a un film che, universalmente accolto, sta piacendo e conquistando anche il botteghino italiano (è terzo nella lista del box-office di domenica 10 marzo, giorno di premiazione dell’Oscar, con 257.465 euro di incasso in Italia, per un totale al momento di 2.511.847 euro)?

Glazer è stato l’unico, durante la serata, a esprimere parole di sostegno per gli israeliani attaccati il 7 ottobre 2023 da Hamas e i palestinesi della striscia di Gaza. È solo grazie a lui che la politica entra in campo. Lo fa con amarezza anche il regista Mstyslav Chernov durante il discorso di accettazione per il miglior documentario, 20 giorni a Mariupol: “Non avrei voluto fare mai questo film”. Una ferita, il conflitto russo-ucraino, da cui salta fuori la prima vittoria per un’opera Ucraina nella storia degli Oscar.

Anche nelle altre sezioni non c’era nulla da aspettarsi. Il ragazzo e l’airone batte Spider-Man: Accross the Spider-Verse, Povere creature! conquista tutti i premi per i costumi e le ambientazioni e Oppenheimer, che vince come miglior film, fa incetta di statuette tra cast tecnico e artistico. Anche Nolan ce la fa, ripagato dei suoi sforzi nel presenziare a ogni singolo evento della stagione e chiacchierare con ogni singolo membro dell’Academy.

Chissà se è durante uno di questi screening speciali o nel pieno di un evento mondano che Ryan Gosling e Mark Ronson sono riusciti ad agganciare Slash per convincerlo a esibirsi in una versione tra musica rock e performance di Marilyn Monroe ne Gli uomini preferiscono le bionde di I’m Just Ken. Il momento dell’esibizione della canzone di Barbie è stato effettivamente iconico, anche se la statuetta l’hanno conquistata Billie Eilish (22 anni) e il fratello Finneas O’Connell (26 anni), nemmeno trent’anni e già due premi Oscar dopo No Time to Die – stavolta per What Was I Made For?, sempre di Barbie.

Oscar 2024: tra vampiri e cadute

Ma pensate essere il regista e/o sceneggiatore di un cortometraggio che, quest’anno, è entrato nella cinquina degli Academy. Solo che hai il corto di un compagno di squadra molto più conosciuto e affermato, in questo caso Wes Anderson, e che questo è un elemento sufficiente per sottratti anche solo la possibilità di gareggiare. Così La meravigliosa storia di Henry Sugar si becca un Oscar e Anderson – alla sua prima statuetta – nemmeno si presenta (come Miyazaki). Tutto si è compiuto come ci eravamo aspettati. Allora su cosa vogliamo controbattere?

L’unico gioco che si può fare, alla fine di tutta la serata, è immaginare. Immaginare una miglior fotografia a El Conde di Pablo Larraín, non candidato da nessun altra parte, che si porta via il premio librando vittorioso con il suo Oscar nel mantello da vampiro (film senza nemmeno una nomination per la sceneggiatura originale, premio vinto a Venezia80).

Immaginare una Sandra Hüller che si domanda se, dopo gli Oscar a Anatomia di una caduta (Miglior sceneggiatura originale) e La zona d’interesse (Miglior film internazionale e Miglior sonoro), non sia il caso di ricevere e meritare anche lei la statuetta, andando a reclamarla sul palco. Come il cane Messi, che si è fatto tutta la campagna promozionale. E se ci fosse stato un ex-equo per il miglior attore non protagonista avremmo voluto Iron Man e Hulk che si abbracciano con Oscar in spalla e che magari, un piccolo spazietto, lo lasciano anche all’amico Ken.

Nolan vince su Barbie alla notte degli Oscar. E se…

Ma la vera meraviglia sarebbe stato un ribaltone del Barbie di Greta Gerwig dopo l’Oscar-gate delle candidature, dove né Margot Robbie come protagonista, né la sua regista sono state nominate. Si tratta sempre di immaginare, mi raccomando. Presa da uno strisciante senso di colpa, l’Academy cerca di pulirsi la coscienza dopo la scelta scellerata di non candidare il film più visto dell’anno nelle categorie più importanti.

E, per farlo, vota Barbie come miglior film. Pensando non che Barbie lo meriti, non che Barbie sia il film più bello dell’anno. Ma facendolo solo per rimediare. L’effetto è a catena. Dal non aver nominato né regista, né attrice, la pellicola sulla bambola della Mattel si aggiudica l’Oscar più ambito, il miglior film. Riuscite a immaginare un plot twist simile?

Invece tutto ciò che abbiamo avuto è Oppenheimer che vince e un annuncio confuso di Al Pacino che dimentica anche la formula magica “And the Oscar goes to…”. “Qui leggo Oppenheimer”, ecco come viene annunciato il miglior film degli Oscar 2024. Tutti, in sala, sono perplessi. Molto meno di quando è comparso nudo John Cena per annunciare i migliori costumi (un’idea, nel ricordo dei cinquant’anni da quando Robert Opel attraversò senza veli il palcoscenico degli Academy, simpatica).

Se non di più, sicuramente ci saremmo divertiti al pari di quando Warren Beatty e Faye Dunaway annunciarono l’Oscar a La La Land invece che Moonlight o, quattro anni dopo, saremmo stati scioccati come quando Anthony Hopkins vinse il premio mentre era atteso il riconoscimento postumo a Chadwick Boseman (con la categoria del migliore attore che chiudeva, stranamente, la serata). Chissà, in caso del “what if”, quanto ci saremmo divertiti. Nel bene e nel male.