Momenti di Antonio Monda: il bacio più bello del cinema, tre metri sopra la trincea

L'infanzia di Ivan è uno dei grandi classici del cinema russo e una delle perle del grande cineasta di culto Andrej Tarkovskij. Anche grazie a una delle scene d'amore più sfrontate e poetiche della storia della Settima Arte

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Un gioco di sguardi. Di schermaglie verbali, con lui che perdona lei che mai si è scusata di nulla. Siamo in un film del maestro Andrej Tarkovskij. Sorride un soldato bello e sfrontato, Ivan, mentre di quella ragazza con cui non perde mai il contatto visivo noi vediamo solo le gambe. E fugacemente il viso.

Cammina cercando di tenere l’equilibrio, lei, in un gioco infantile che rispecchia il suo momento emotivo e sentimentale, combattuta tra il resistere a chi pensa di averla già conquistata e una passione che si intuisce dalle sue poche parole apparentemente irritate. Un gioco d’amore, appunto, fatto di spazi da occupare, tempi perfetti nei dialoghi e dell’espressività degli attori, persino di spalle, meravigliosamente narrato dalla macchina da presa inimitabile di Andrej Tarkovskij, probabilmente l’occhio più creativo, sperimentale, audace del cinema. Non solo russo.

Quella che abbiamo appena raccontato è la prima parte della scena più bella de L’infanzia di Ivan, Leone d’oro nel 1962 ex aequo con Cronaca familiare di Valerio Zurlini, ed è uno dei grandi classici di quella grande fucina di autori che è stata l’Unione Sovietica e in particolare la Mosfil’m, la casa di produzione più importante di quegli anni e di quel paese – vincerà tre Oscar quello studio, il primo quattro anni dopo questo film con Guerra e pace – che ha prodotto anche Sergej Ėjzenštejn.

Si chiude con un bacio la sequenza, imprevedibile nella dinamica, che si trasforma in uno dei momenti più iconici che il grande schermo ci abbia regalato, un quadro d’arte moderna di quelli che in altri anni e ad alte latitudini sarebbe divenuto merchandising d’autore.

Gli attori sono Nikolaj Burlajev e Valentina Maljavina, compongono insieme quello che potremmo definire come un bacio vitruviano, e fanno parte di quell’epoca in cui il cinema sapeva costruire e rivoluzionare l’immaginario, vincere anche le resistenze politiche di un regime che nell’astrattismo vedeva la connivenza con il decadente Occidente.