L’Arabia Saudita snobba Hollywood: al box office trionfano i film locali anti “americanizzazione”

Non ce n'è per nessuno, né per i Na'vi di Avatar di James Cameron, né per il nuovo Indiana Jones e il quadrante del destino. Niente da fare per i Guardiani della Galassia, a rischio anche Barbie: il maggior successo del 2023 nel paese è Sattar, film su un wrestler dilettante e depresso

Il primo fine settimana del 2023 è stato a dir poco scioccante per il box office in Arabia Saudita. Avatar: La via dell’acqua, che alla terza settimana dall’uscita dominava i cinema di tutto il mondo, con un incasso complessivo di oltre 2,3 miliardi di dollari, è stato surclassato da un avversario inaspettato, con una maschera multicolore da wrestler in faccia: Sattar, commedia per famiglie saudita su un uomo depresso che sogna di diventare un lottatore professionista.

Il film, che aveva debuttato al Red Sea Film Festival appena un mese prima – ironia della sorte: l’argomento che animava tutti i dibattiti durante la manifestazione era stato proprio la scarsa performance dei film sauditi al botteghino – ha battuto qualsiasi record di incassi, guadagnando 2,2 milioni di dollari nei primi dodici giorni in sala e diventando all’istante il film saudita di maggior incasso di tutti i tempi. Certo, l’industria cinematografica locale letteralmente non esisteva fino a pochi anni fa, e i cinema hanno aperto solo all’inizio del 2018. Ma è comunque un risultato storico.

Girato dal regista kuwaitiano Abdullah Al Arak, con protagonista il popolare attore e cabarettista saudita Ibrahim Al Hajjaj, Sattar ha fatto il pieno nelle sale superando il sequel di Avatar di James Cameron di oltre il 40% in termini di presenze. Grazie al passaparola, è scivolato solo dell’11% nella sua seconda settimana. E dopo sette mesi, Sattar è ancora in testa alla classifica generale degli incassi del 2023 in Arabia Saudita, con un impressionante guadagno di 10,7 milioni di dollari.

Anche prima dell’uscita di Sattar, le produzioni regionali a basso budget sono riuscite sempre più spesso a battere i grandi successi degli studios hollywoodiani – film molto più costosi e sostenuti da campagne di marketing globali. Nell’aprile 2018, quando Black Panther diventò il primo blockbuster a venire proiettato in pubblico in Arabia Saudita in 35 anni, pochi se lo sarebbero aspettato.

I blockbuster, di grande successo altrove, in Arabia Saudita non si sono affermati con la stessa forza. Certo, Indiana Jones e il quadrante del destino avrà anche avuto una performance internazionale mediocre, ma in Arabia Saudita il film non è riuscito nemmeno a entrare nella top 3, dietro a un tris di commedie egiziane: Tag, House of Ruby (che già aveva battuto The Flash nella prima settimana di programmazione) e The Boogeyman (da non confondere con il recente omonimo adattamento di Stephen King dei 20th Century Studios).

Il weekend successivo, il capitolo finale di Indy è scivolato al settimo posto e al 13° alla terza settimana, per un incasso complessivo davvero deludente di circa un milione di dollari. Molti film, che pure hanno superato le aspettative altrove, in Arabia Saudita hanno subito una battuta d’arresto. In 12 settimane, Guardiani della Galassia Vol. 3  (incasso globale superiore a 845 milioni di dollari) non è riuscito a racimolare neanche 2 milioni di dollari.

Le caratteristiche dei film di successo in Arabia Saudita

“Il 50% della popolazione saudita non parla inglese”, spiega Gianluca Chakra, direttore del distributore regionale Front Row che, attraverso la joint venture tra Front Row Arabia e il gigante dell’esercizio cinematografico Muvi, ha curato le uscite di Sattar, House of Ruby e The Boogeyman. “Semplicemente, si sentono più rappresentati dalle produzioni locali”.

Sattar è stato il modello: una storia molto locale, con protagonisti noti al pubblico, musica tipicamente saudita e ambientazione nel mondo del wrestling, molto popolare nel paese (c’è un motivo se la WWE vi tiene spettacoli da mezzo decennio, e ha recentemente firmato un accordo da decine di milioni all’anno).

La pellicola è stata inoltre realizzata da professionisti che sapevano esattamente cosa volesse vedere il pubblico saudita: la Al Shimaisi Films, il nuovo ramo produttivo del re dei contenuti locali Telfaz11, diventato popolare nel 2010 con una serie di originali video comici su YouTube (il film è nato da un’idea di Ibraheem El Khairallah di Telfaz11, che ne è anche il protagonista), e Muvi Studios, il ramo produttivo della catena di cinema Muvi, guidato dal pioniere del settore Faisal Baltyuour.

Baltyuour, produttore prolifico – in passato alla guida della Saudi Film Commission, incaricato di lanciare i Muvi Studios solo a metà del 2022 – ha descritto i risultati come un “inizio rivoluzionario”.

Come sostiene Chakra, Sattar è stato il primo film prodotto localmente che “non ha cercato di americanizzarsi”: talmente saudita e “ultra locale”, nelle battute, nei personaggi e nelle espressioni, che si teneva che gli spettatori di altri paesi arabi non ne capissero l’umorismo. “Invece la gente si è immedesimata e ha continuato a guardarlo”, dice. “Si sono riconosciuti sullo schermo, a differenza di quanto accade con altri titoli sauditi che hanno provato ad accontentarli americanizzando la trama e le tecniche di ripresa”.

Una tendenza simile si è registrata anche nel vicino Kuwait, un mercato molto più piccolo con una popolazione di 4,5 milioni di abitanti rispetto ai 37 milioni di sauditi, dove la stragrande maggioranza è di madrelingua araba kuwaitiana (sempre nell’area del Golfo, gli Emirati Arabi Uniti, con i loro 10 milioni di abitanti, presentano un altro considerevole box office – il più grande mercato regionale prima dell’ingresso sul mercato dei sauditi – ma lì gli espatriati di lingua straniera superano di gran lunga gli emiratini locali). Il Kuwait rappresenta ora il secondo mercato per i film arabi dopo quello saudita.

Hisham Alghanim, vicepresidente della Kuwait National Cinema Co, il più grande esercente del paese, dice che la sua società ha riservato un numero considerevole di schermi a Indiana Jones e il quadrante del destino nella prima settimana di programmazione – “Non scherziamo con Indiana Jones!” – ma i risultati sono stati tali che hanno dovuto rapidamente riorganizzare le sale per dare la priorità ai film egiziani, che hanno dominato.

Pur ammettendo di aver già iniziato a concentrare l’attenzione dei suoi cinema dai titoli hollywoodiani ai lungometraggi arabi, dopo lo scarso successo di Indy Alghanim dice chenon darà “per scontati” i titoli dei grandi studios, soprattutto se nello stesso periodo usciranno film locali “di buona qualità”. Come Sattar in Arabia Saudita, il Kuwait ha avuto un grande successo nel 2021 con la commedia familiare Ash Man, su un supereroe kuwaitiano i cui poteri derivano da una popolare zuppa locale a base di fagioli rossi, lenticchie e ceci. Alghanim fa sapere che il produttore sarebbe in trattativa per il sequel.

Il successo dei film egiziani, in particolare delle commedie per famiglie, non è una sorpresa: l’industria cinematografica più consolidata del Medio Oriente è stata a lungo un habitué del botteghino regionale, e ha fatto spesso affidamento sui ricavi provenienti dal Golfo. La comparsa dell’Arabia Saudita – che grazie alla sua popolazione e ai prezzi elevati dei biglietti rappresenta un enorme boom finanziario per un film di successo – ha reso la regione fondamentale per i produttori egiziani, che si dibattono nelle difficoltà economiche del paese. La situazione, come nota Chakra, ha stimolato la produzione di un numero maggiore di film ad alto budget, pensati per il grande pubblico. I budget si aggirano ora generalmente tra 1 e 3,5 milioni di dollari, ancora pochissimo rispetto ai film con cui sono in competizione. Tutto ciò, sommato alla moltiplicazione di film arabi non egiziani di buona qualità e alla crescente richiesta saudita di film in lingua locale, ha contribuito a innescare la rivoluzione al botteghino. C’è però un altro fattore importante da tenere in considerazione: il crescente numero di grandi titoli hollywoodiani vietati in Arabia Saudita e in Kuwait.

Grandi titoli, minimi incassi

Negli ultimi due anni sono stati banditi dai cinema film come Spider-Man: Across the Spider-Verse, Everything Everywhere All at Once, Thor: Love and Thunder, Lightyear, Doctor Strange nel Multiverso della Follia, Eternals e West Side Story. Sebbene nessuno voglia ammetterlo, è ragionevole pensare che a questi film sia stata impedita la distribuzione a causa della presenza di scene con riferimenti alla comunità LGBTQ – sequenze su cui spesso agli studios viene chiesta, e puntualmente rifiutata, la censura.

Ora si teme che il fenomeno culturale di Barbie della Warner Bros., che potrebbe diventare il film di maggior successo dell’anno a livello globale, possa non ottenere il lasciapassare nei cinema, essendo già stato spostato al 31 agosto. Una perdita che si farà sentire a Hollywood, ma certo non certo nel box office dell’Arabia Saudita.

Il totale complessivo di 242,5 milioni di dollari nel 2022 è aumentato rispetto ai 233,5 milioni del 2021, mentre i 123,2 milioni di dollari guadagnati nella prima metà del 2023 suggeriscono che quest’anno gli incassi dovrebbero salire ulteriormente. Le eventuali perdite dovute ai film hollywoodiani bloccati vengono colmate dai guadagni delle produzioni locali.

Nel 2022, quattro film arabi sono entrati nella top 10 dell’anno. Dopo Sattar, nell’attuale top 10 del 2023 ci sono altri cinque titoli arabi, tutti egiziani: Sugar Daddy (2°, 7,9 milioni di dollari), Baad Al Shar (4°, 5,8 milioni di dollari), House of Ruby (8°, 4,7 milioni di dollari), Etneen Lel Ajar (9°, 3,2 milioni di dollari) e Nabil El Jamik (10°, 3,7 milioni di dollari).

Chakra fa notare la tenuta decisamente maggiore dei lungometraggi arabi rispetto alle controparti occidentali, che spesso fanno grandi numeri all’uscita per poi esaurirsi rapidamente. House of Ruby, entrato nella top 10 solo alla quarta settimana, è ancora in distribuzione e probabilmente scalerà la classifica. The Boogeyman, ancora forte a quattro settimane di distanza dall’uscita, dovrebbe entrare nella top 10.

Nel frattempo non trovano spazio film come Guardiani della Galassia 3, La Sirenetta o Avatar: La via dell’acqua. Per Hollywood, tuttavia, non ci sono solo brutte notizie. Super Mario Bros. – Il film della Universal si è rivelato un grande successo, con un guadagno di 6,1 milioni di dollari (attualmente al terzo posto), mentre la passione per i film d’azione, tipica della regione, ha permesso a Fast X, Plane e John Wick 4 di entrare nella top 10 (rispettivamente al quinto, sesto e settimo posto al momento in cui scriviamo).

Il mese scorso Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte Uno ha aperto in testa al box office e dovrebbe avere un destino migliore rispetto agli altri blockbuster hollywoodiani. “La maggior parte non dura, a meno che non si tratti di Tom Cruise“, dice un produttore. Per quanto riguarda il successo dei film nel 2022, il miglior risultato dell’anno è stato Top Gun: Maverick con 22 milioni di dollari, che ha reso l’Arabia Saudita il quarto territorio più importante della regione MENA (Medio Oriente e Nord Africa).

Le previsioni suggeriscono che, tra i titoli hollywoodiani in uscita quest’anno, l’adattamento del videogioco Gran Turismo – La storia di un sogno impossibile possa ottenere buoni risultati, così come Tartarughe NinjaCaos Mutante – anche se la sua uscita è stata appena posticipata, replicando il pericoloso destino che potrebbe toccare a Barbie.

Chakra parla anche di molti altri film egiziani in uscita nel corso dell’anno, pur ammettendo che spesso la programmazione viene fata all’ultimo minuto. Sebbene Sattar sia stato l’unico lungometraggio saudita ad aver sfondato in patria, dopo il suo fenomenale successo molti produttori stanno cercando di imitarlo. Per chi fosse interessato, gli ingredienti chiave sembrano essere due: meno Hollywood e più Arabia.

Traduzione di Pietro Cecioni