Giuseppe Saccà: “Con il nuovo film Giampaolo Morelli racconterà i tormenti della nostra generazione come Muccino con L’ultimo bacio” (Esclusiva)

Parla l'amministratore delegato di Eagle Orginal Content che racconta in anteprima quale sarà il secondo titolo della società di produzione, interamente girato a Roma e che avrà come protagonista anche Maria Chiara Giannetta e Marco Cocci. "Si è prodotto troppo e forse anche male negli ultimi anni, la razionalizzazione attuale degli investimenti potrebbe essere un bene". L'intervista di THR Roma

Giuseppe Saccà e Giampaolo Morelli sono una coppia che il pubblico televisivo conosce bene grazie alla serie di successo L’Ispettore Coliandro, dove Saccà, con lo pseudonimo di Giuseppe Soleri, interpretava l’ispettore Gargiulo e Morelli il protagonista della serie ideata da Carlo Lucarelli e diretta dai Manetti Bros. Una coppia affiatata anche nella vita al punto che la società guidata dall’ormai produttore cinematografico, la Eagle Original Content insieme a Vision Distribution, produrrà il quarto film dell’attore/regista napoletano dal titolo L’amore e altre seghe mentali. 

Per la società di produzione di proprietà della Eagle Pictures di Tarak Ben Ammar è il secondo film dopo quello che segna l’esordio dietro la macchina da presa di Michela Giraud, Flaminia, definito dalla stessa regista “più che un’opera prima, un’opera strana”. Presentato alle Giornate Professionali di Cinema a Sorrento arriverà al cinema ad aprile e sarà distribuito da Vision. Giuseppe Saccà, amministratore delegato di Eagle Original Content sceglie THR Roma per parlare per la prima volta di questo nuovo progetto.

Come è andato il vostro debutto a Sorrento?

Siamo molto contenti di aver debuttato con Flaminia di Michela Giraud perché si inserisce un pò dentro quella che è la nostra linea editoriale. La nostra strategia è quella di cercare di raccontare storie che parlano ad un pubblico che ogni tanto ci sembra un pochino assente dalle storie sia cinematografiche che seriali, come quello dei millennials, che poi è il pubblico che di solito riserva le grandi sorprese al box office.

Il film di Paola Cortellesi per esempio è stato visto da un sacco di donne under 40.

I millennials non vengono raccontati abbastanza?

Ci sembra che spesso questa generazione manchi al centro del nostro racconto, una generazione che non si vede – secondo noi – sufficientemente rappresentata. Pensiamo che Michela, ovviamente insieme a tantissimi altri, possa essere un’interprete che può raccontarla bene perché ha un’esistenza coerente con l’esperienza dei suoi, dei nostri coetanei, perché ha quella età lì.

Il problema vero è che la nostra industria spesso non mette al centro del racconto di queste storie i mediatori giusti, a volte persino la loro anagrafe mente.

Perchè?

C’è stato un cambiamento fondamentale negli ultimi anni, un passaggio epocale da un universo, dal mondo analogico a quello digitale. Prima, in qualche modo, il passaggio di testimone era sempre un pò lo stesso tra generazioni, penso fino alla generazione X, dove abbiamo anche avuto dei bellissimi film, penso a L’ultimo bacio che raccontava i tormenti di un gruppo di trentenni che si trovava ad attraversare la linea d’ombra.

Manca quindi il Muccino di questa generazione?

A me produttore piacerebbe moltissimo trovare un nuovo Muccino che racconti quali siano i tormenti oggi dei trentenni, che non sono gli stessi di allora, perché non vogliono il posto fisso, perché non c’è più una famiglia tradizionale ma altri tipi di legami.

Questo secondo me è interessante e Michela tocca anche questi argomenti qui.

Michela Giraud dietro la macchina da presa

Michela Giraud dietro la macchina da presa

Non vede nessuno all’orizzonte?

Stiamo facendo un altro film, sempre con Vision, a cui teniamo molto, con Giampaolo Morelli, L’amore e altre seghe mentali. Insiste sempre su questo target di cui le stavo parlando, nel cercare di portare questo tipo di riflessione.

È una commedia molto forte, irriverente, scorretta, che si propone di raccontare la crisi del maschio, moderno, contemporaneo. Un po’ come l’amore e le relazioni che oggi sono molto sfilacciate, si vivono in qualche modo in maniera anche molto virtuale, non più fisica ma mediata da tantissimi altri strumenti.

Perchè avete scelto Morelli?

Io e Giampaolo in realtà siamo amici da tantissimi anni. Questo soggetto è una storia che in realtà ci vede coinvolti da molto perchè è qualcosa che lui ha sempre un po’ immaginato, che mi ha sempre raccontato. I tempi oggi in realtà sono maturi e nonostante sia qualcosa che lui sente da tanto tempo, è proprio arrivato il momento di raccontarla.

Sarà sempre una commedia?

Anche questa è una commedia proprio come quella di Michela, che è anche la cifra stilistica dei nostri investimenti. Cerchiamo di far riflettere il pubblico a cui ci rivolgiamo con i codici del dramedy, dove c’è la commedia ma puoi trovare dentro anche una riflessione più profonda, magari con delle punte di amarezza e di consapevolezza.

Questa è una generazione dramedy, che deve fare i conti con un futuro molto più difficile. La loro realtà è caratterizzata fin dalla nascita, dallo sviluppo, dalla loro crescita, da un mondo che è sempre stato in perenne crisi economica, in perenne emergenza climatica.

Esiste una serie di nuovi autori che appartengono a questa generazione che hanno proprio uno sguardo di questo tipo, anche la grande serialità internazionale che arriva da noi è fortissima su questo genere, sempre più prevalente, anche il film di Paola Cortellesi se vuole può essere considerato dramedy.

A che punto siete con questo progetto?

Inizieremo le riprese il 15 gennaio, posso dirti questo e vi anticipo che oltre Giampaolo Morelli ci sarà anche Maria Chiara Giannetta come protagonista insieme a Marco Cocci. Sarà interamente girato a Roma in circa sei settimane.

Morelli e Giannetta sono due nomi molto popolari grazie anche alla televisivione.

Giampaolo ha anche tantissimo cinema alle spalle. La nostra vocazione come società è popolare. Oggi non c’è nessuna barriera di separazione tra quello che è un universo cinematografico e l’universo seriale. Ovviamente c’è una separazione gigantesca da un punto di vista di racconto e territoriale, perchè il cinema lavora su altre corde rispetto alla serialità.

L’ambizione del film dovrebbe essere quella di depositarsi nel tempo e rimanere, la serialità può anche tranquillamente lasciare un segno che poi piano piano viene portato via dal vento, il cinema invece dovrebbe avere l’ambizione di fermarsi.

A giudicare dalle tante produzioni è difficile, tranne rare eccezioni, che i film rimangano nel tempo.

La nostra industria è in un momento importante di passaggio. Arriviamo dopo un periodo di bolla, con grandissimi numeri dal punto di vista produttivo, tantissimi investimenti. Oggi probabilmente si va incontro ad una razionalizzazione, che forse male non farà perché si è anche prodotto un po’ troppo negli ultimi anni, in alcuni casi forse anche male.

Tutta la filiera industriale necessita di una riflessione e un senso di responsabilità, da questo punto di vista.

Ridurre significherà fare delle scelte magari a discapito del necessario scouting.

Siamo davanti ad un cambiamento importante dove ci sono nuove voci, giovani autori, che dobbiamo fare entrare nella cabina di regia con i loro racconti. Credo che ci sia una fortissimo esigenza da parte dell’industria di un ricambio, ad esempio proprio sul genere della commedia, accanto a dei nomi ormai importanti, consolidati che ci accompagnano da tantissimi anni, è importante cercare dei nuovi codici di linguaggio, innovativi.

Io guardo con grande ottimismo gli anni che ci aspettano perché credo che avremo delle belle sorprese perché è una necessità rinnovare il nostro parco registi, attori e sceneggiatori, è una necessità veramente fondamentale per la nostra industria.

Eagle Originals rappresenta la quota domestica di un grande gruppo internazionale che punta molto sui grandi numeri. Spera con i suoi prodotti di superare i confini nazionali?

È importante ovviamente anche radicarsi su un territorio, “localizzarsi”. Ovviamente anche noi raccoglieremo la sfida rispetto anche a tutte le piattaforme, di partire local con l’ambizione, per i nostri prodotti, per poi andare fuori e avere riscontro nel mondo.

Eagle in questo gioca una partita importante perchè appunto pochi player in Italia hanno questa autorevolezza globale.