Italia multiscreen: 120 milioni di schermi, cresce lo streaming ma anche la televisione. “Necessarie regole sull’IA”

Presentato il nuovo rapporto Auditel: nella stagione 2022-2023 la total audience dei broadcaster è cresciuta dell’1,4%. Il presidente Andrea Imperiali sulle piattaforme: "Stop alle auto-misurazioni"

Poco più di 58 milioni di persone in Italia e un popolo di 120 milioni di schermi digitali. Più di due a testa, contando neonati e centenari, in cui scorrono regolarmente i contenuti televisivi. In giro ancora si trova qualche tv col tubo catodico ma di queste 40 milioni sono state rottamate. Sono i numeri della relazione annuale dell’Auditel, in collaborazione con Ipsos, che fotografa sette volte l’anno la società italiana, le strutture familiari e le loro interazioni con i media. Il rapporto, 70 anni di tv, 40 anni di Auditel: il ruolo dei Jic nel nuovo scenario mediale, è stato presentato alla Camera dal presidente dell’Auditel Andrea Imperiali.

Numeri che raccontano l’evoluzione di un medium e di un Paese, da quando l’idea della tv come soprammobile in salotto ha lasciato il posto a tablet, pc, smarphone per guardare i programmi preferiti dove e come si vuole. Gli stessi contenuti virano sempre di più verso il modello on demand, riflettendo il cambiamento nelle preferenze dei consumatori. Questo vale tanto per le piattaforme quanto per i broadcaster tradizionali. Questi ultimi hanno compreso che il futuro risiede nell’offerta di contenuti on demand, soprattutto per catturare l’interesse delle generazioni più giovani, che altrimenti rischierebbero di relegare la televisione tradizionale a un ruolo marginale.

Cresce la total audience dei broadcaster

Nella stagione televisiva 2022-2023 “i broadcaster italiani sono riusciti a crescere nella Total Audience”, ha spiegato Imperiali. Il rapporto segna un +1,4% rispetto alla stagione 2022/2023. I broadcaster hanno raggiunto giornalmente oltre il 90% dei telespettatori e hanno conquistato l’82,3% del totale del tempo dedicato alla visione tv.

“Risultati importanti, cui ha contribuito, non poco, l’ascolto incrementale generato proprio dagli schermi digitali: c’è stata, infatti, una crescita del 20,3% per le visualizzazioni e del 25,1% in termini di tempo speso, numeri che consentono di definire la nostra industria televisiva come ‘la più resiliente’ (anche a livello continentale)” si spiega nella relazione.

Sul fronte advertising, si è passati dalla pubblicità sincronizzata con la programmazione (addirittura osmotica, se si pensa a Carosello) alla pubblicità asincrona, disaccoppiata e personalizzata, ma soprattutto ottimizzata non più sulla base dei programmi bensì sui diversi profili di consumo: la cosiddetta addressable advertising.

Nell’arco temporale che va dalla liberalizzazione delle trasmissioni via etere sancita il 28 luglio 1976 dalla Corte Costituzionale e passa attraverso il primo switch off del 2012, la concorrenza è cresciuta in maniera esponenziale. Alle 7 storiche emittenti pubbliche e private se ne sono aggiunte ben 373, per un totale di 380 canali tv oggi rilevati da Auditel.

Joint Industry Committee (JIC)

Anche per Auditel, “nell’arco di 40 anni, sono intervenuti molti cambiamenti, ma sempre a partire da un punto fermo”, ha sottolineato Imperiali. “La Società ha adottato il modello di governance Joint Industry Committee (JIC), l’organismo a controllo incrociato che riunisce tutte le componenti del mercato televisivo (i broadcaster, gli investitori pubblicitari, le agenzie e i centri media). La maggioranza del Consiglio di amministrazione è costituita dalla componente mercato, mentre i soggetti rilevati svolgono un ruolo prevalentemente di controllo e vigilanza”.

L’intelligenza artificiale

“Proprio le elezioni europee e i conseguenti nuovi assetti istituzionali, con la normativa che sta prendendo forma sull’evoluzione dei sistemi di intelligenza artificiale, offrono l’opportunità di completare in logica di trasparenza, equità e soprattutto sostenibilità, il quadro regolatorio dell’Unione in un settore cosi delicato per l’interesse generale. È un lavoro urgente e non più differibile”, ha proseguito il presidente dell’Auditel.

“Non possiamo permetterci, infatti, di compiere con l’intelligenza artificiale gli stessi errori e di avere gli stessi ritardi e gli stessi vuoti legislativi che hanno caratterizzato la crescita e lo sviluppo disordinato del settore digitale. Tanto più avendo la consapevolezza che le leve dell’intelligenza artificiale sono nelle mani degli stessi giganti tecnologici già oggi in posizione dominante. Tanto più avendo la certezza che l’intelligenza artificiale, per limitarci al mercato dei media, è portatrice, di nuovi disequilibri oltreché di rilevanti pericoli sul fronte della privacy”.

Al primo importante passo, “compiuto il 2 febbraio scorso, ossia l’approvazione, all’unanimità, dell’AI Act da parte dei rappresentanti permanenti dei 27 Paesi, dovranno seguirne altri per arrivare alla sua implementazione”.

Streaming e piattaforme

Oggi sul mercato globale dello streaming che vale 154 miliardi di dollari operano 27 diverse piattaforme. “Nel 2012 c’era solo Netflix. Questo eccesso di offerta non potrà che spingere verso una fase di consolidamento e concentrazione, dinamica destinata a rafforzare ulteriormente la dimensione egemonica di pochi soggetti globali che già dispongono di dimensioni di scala impressionanti”, ha spiegato Imperiali.

“L’anno si è aperto con l’annuncio del clamoroso deal siglato da Disney, Fox Sports e WBD per dar vita a una joint venture che gestirà, in modalità B2B e B2C, i diritti tv dello sport Usa (Nfl, Nba, Mlb e Nhl)”, ha ricordato. “Parallelamente, in risposta alle nuove dinamiche di consumo, si assiste alla costante convergenza dei modelli di business e delle linee editoriali: Avod e Svod convivono, ormai, sulle piattaforme streaming, così come l’offerta sia di contenuti on demand che di grandi eventi live. Proprio la qualità e la varietà dei contenuti saranno sempre più destinate a fare la differenza, a rappresentare il vero driver di successo nell’economia dell’audiovisivo”.

A riprova di questo, “l’esplosione della spesa per la creazione e l’acquisizione di nuovi titoli, che nel 2023 è sì rallentata, ma dopo una crescita triple digit (+229% dal 2017) e dopo aver segnato il record annuale di prime visioni nel 2022: sono state ben 599. Tutte dinamiche da seguire con attenzione perché sono destinate ad aumentare sempre più la pressione competitiva dei giganti globali, in rotta di collisione con gli operatori europei”.

Stop alle auto-misurazioni

Essenziale sarà garantire un terreno di gioco equo nel “core business” di Auditel: le misurazioni. Imperiali ha sottolineato che le auto-misurazioni non sono più accettabili. Ciò che un tempo era considerato un semplice strumento per valutare il ritorno sugli investimenti pubblicitari, oggi rappresenta un baluardo cruciale per la concorrenza e la democrazia digitale.

I sistemi di misurazione indipendenti sono gli unici in grado di certificare con precisione le vere preferenze dei consumatori. Inoltre, risultano imprescindibili per garantire una corretta distribuzione dei finanziamenti pubblici. Mettono in luce i pericoli derivanti dal divario informativo, evidenziando gli squilibri nell’accessibilità e nella verificabilità dei dati, che influiscono sul funzionamento del mercato con implicazioni economiche, di concorrenza, di sicurezza e di protezione dei dati sempre più rilevanti. In ultima analisi, contribuiscono all’integrità e all’equità complessiva del sistema, con conseguenze dirette sul pluralismo e sulla qualità dell’informazione.