L’audace ritorno di Valerio Lundini: “Faccende complicate si prende anche la briga di non far ridere”

Il comico romano sperimenta (e colpisce) ancora. Torna come interprete, sceneggiatore, regista e reporter di un nuovo programma itinerante a metà tra realtà e finzione, disponibile su Rai Play con i primi tre episodi dal 12 gennaio. La videointervista con THR Roma

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Chi ha lavorato con Valerio Lundini lo definisce un autore meticoloso, estremamente preciso e piuttosto autocritico. Uno di quelli, però, che riesce bene in qualsiasi cosa decida di fare. Compone musica e canta col suo gruppo rock n’roll a tratti non sense, i Vazzanikki, sulla scia del cantautorato demenziale di Elio e le storie tese. Recita al cinema, e di recente è stato protagonista de Il più bel secolo della mia vita, al fianco di Sergio Castellitto (che dà il nome proprio ad una canzone – fatta di soli nomi di artisti elencati uno dopo l’altro – della band sopraccitata). Fa teatro, e col suo ultimo spettacolo Il mansplaining spiegato a mia figlia ha registrato sold out nelle maggiori città italiane. La televisione, poi, non serve dirlo, è il suo mezzo prediletto. Ha esordito così, prima con Battute? con Riccardo Rossi, e poi con la trasmissione-rivelazione degli ultimi anni, Una pezza di Lundini.

Ora, il comico romano sperimenta (e colpisce) ancora. Torna come interprete, sceneggiatore, regista e reporter di Faccende complicate, un’esclusiva Rai Play in dieci episodi, pubblicati sulla piattaforma in tre tranches, il 12, 19 e 26 gennaio. Lundini si avventura in varie città d’Italia e non solo (degni di una menzione speciale sono i nomi delle puntate: l’ultima ha come titolo “Basta. Me ne vado in Albania”). Ne studia i costumi, gli elementi folkloristici e le particolarità, con la solita flemma che caratterizza il suo umorismo, gli occhi inesorabilmente seri e, in rari casi, un sorriso complice appena accennato.

Analizza circoli di scacchi, incontra nostalgici degli anni Ottanta e si improvvisa produttore musicale, in un programma itinerante a metà tra realtà e finzione, la cui scoperta migliore, a detta del comico, sono comunque stati i caffè e gli amari offerti dalle varie osterie come riverenza ad una troupe targata Rai.

Valerio Lundini in Faccende Complicate

Valerio Lundini in Faccende Complicate

Che piaccia o meno, Valerio Lundini è il volto più significativo della nuova leva comica italiana. Ricorda per certi versi i Monty Python, con un po’ di non-sense all’italiana di Nino Frassica e la stessa vena amara-sarcastica di Ricky Gervais. Dà l’impressione di non curarsi di tutti i meccanismi che si incastrano sopra di lui e che gli garantiscono visibilità, e con un fare finto ingenuo fa satira persino verso gli stessi programmi “fratelli” Rai, ironizzando praticamente su tutta la tv generalista. Racconta di aspirare ad un’audience agée, “la Rai anela ad un pubblico giovane, si sa. Io anelo agli over 60”, spiega, caricando proprio sulle incomprensioni tra il suo umorismo e quello della Gen Z che lo succede.

Eppure, Lundini lo sa bene che è proprio quello il target che lo predilige. Ragazzi giovanissimi e poco avvezzi agli schermi televisivi, cresciuti con sketch immediati e a portata di piattaforma, che il comico ha saputo destrutturare e portare sulla tv nazionale, facendo sembrare la Rai quella che si adatta ai suoi intenti e non il contrario. Se non è questa, una faccenda complicata.