Sanremo Giovani: Jacopo Sol, cresciuto a pane e buona musica. “Mi ispiro a Pino Daniele e sogno di esibirmi all’Ariston con Damiano dei Maneskin”

Il cantante originario di Foggia partecipa alla competizione con il brano Cose che non sai: un flusso di coscienza, frutto di un momento di riflessione interiore. La finale si svolgerà il 19 dicembre in diretta su Rai1, i tre vincitori accederanno in gara al festival tra i Big

Jacopo Sol coltiva la passione della musica da quando era bambino. Racconta di una famiglia che l’ha instradato al rock di David Bowie e al cantautorato italiano di Pino Daniele. Il suo nome d’arte nasce proprio da quest’insegnamento familiare, da quando sua madre lo portò per la prima volte a lezione di chitarra e il suo maestro gli insegnò a suonare solo l’accordo del sol maggiore.

Da lì in poi prende vita una passione che Jacopo spera di far diventare un lavoro a tempo pieno. A partire dalle sue radici, che è intenzionato a preservare, inizia un percorso di sperimentazione, apportando ai brani che scrive delle nuove sonorità elettroniche, pur mantenendo una salda base cantautorale.

Jacopo Sol arriva alla finale di Sanremo Giovani del 19 dicembre “senza troppa ansia”, racconta, ma con tanta voglia di dare il suo massimo e arrivare al culmine di un percorso impegnativo durato tanti mesi. La speranza è quella di passare tra i Big e calcare per la prima volta il palco dell’Ariston. Possibilmente, in un duetto a due voci con Damiano dei Maneskin.

Cose che non sai è una sorta di soliloquio. Come nasce l’idea?

Nasce da un giro di chitarra provato in camera mia. L’ho scritta il giorno prima di un esame universitario e parla del periodo confuso che stavo vivendo. Ero così preso da ciò che mi stava accadendo intorno da non capire cosa stessi sentendo realmente dentro di me. Il brano si basa sull’overthinking, è un po’ un dialogo in cui parlo a me stesso. Solo scrivendolo mi sono reso conto di tutto ciò che in quel momento non riuscivo a capire di me.

È un brano intimo a partire dal videoclip, nel quale è perlopiù seduto su un divano.

Il video riprende a pieno il concetto di cui prima. Ad un certo punto del video, subentro io travestito da psicologo. Per far capire che tiro fuori tante cose, ma alla fine dei conti il terapista di me stesso sono io. Il dialogo è interno, tra me e me.

A chi si è ispirato?

La mia più grande influenza è Pino Daniele, ma ascolto tantissima musica diversa. Mi piace il pop di Shawn Mendes o Justin Bieber, ma anche il rock degli Arctic Monkeys. A livello di generi, però, mi sento più ispirato da rock e r&b.

Jacopo Sol, finalista di Sanremo Giovani

Jacopo Sol, finalista di Sanremo Giovani

Come sono andate le audizioni di Sanremo Giovani?

Quando è nato il pezzo, lo abbiamo ascoltato col mio team e ci siamo resi conto che funzionava. Perciò l’abbiamo proposto per la competizione, sono rientrato nella selezione dei primi 49 e in seguito ho fatto il provino davanti ad Amadeus. È stata una delle prime volte in cui mi sono sentito vivo su un palco. C’è stata tanta adrenalina e tanta voglia di spaccare. Sento che mi sto avvicinando al 19 dicembre senza tanta ansia, più che altro con la volontà di spaccare tutto.

Se dovesse arrivare alla competizione, ha già idea di che pezzo pensi di portare?

Il pezzo che porterei è già scritto e pronto, ma non lo posso dire. Ha qualche somiglianza con Cose che non sai, ma è un genere un po’ diverso.

Con chi vorrebbe duettare alla serata delle cover?

Mi piacerebbe tanto duettare con Damiano dei Maneskin. Penso che siamo molto simili sotto alcuni punti di vista. Parlando del mondo più urban, invece, mi piacerebbe duettare con Lazza o con Irama. Lui però è già al festival, quindi la vedo un po’ difficile.

Se dovesse scegliere tre artisti dei Giovani da far passare direttamente tra i Big, chi sarebbero?

Non mi sono mai posto questa domanda perché sono concentrato sul fare il mio e farlo bene. Sono tutti e dodici fortissimi, non saprei sceglierne tre. Li reputo tutti davvero molto validi.

Cosa ricorda di Sanremo da spettatore?
Sanremo è per me un festival storico e iconico. Da piccolo lo vedevo con i miei nonni e tutta la famiglia unita. Pensare di potermi esibire ora al Casinò è un’emozione enorme. Ricordo con tanta ammirazione l’esibizione di Irama de La genesi del tuo colore. Ricordo che non si poté esibire dal vivo per via del Covid. Quel pezzo portò tante novità in Italia a livello di sound.

Dove si augura di arrivare dopo l’esperienza di Sanremo Giovani?

La vedo come un punto di fine ma anche come un punto di inizio. È la fine di questo lungo percorso che tra preparazione e audizioni va avanti da tantissimo tempo, però è anche una grande vetrina. Spero che a quante più persone possano arrivare i concetti che voglio esprimere coi miei pezzi.