Il caso dell’Officina Pasolini: a Roma la manifestazione contro la privatizzazione della cultura

L'occasione è la protesta contro lo smantellamento dei 400 posti letto dello studentato ex Civis, la demolizione del Teatro De Filippo e il trasferimento della sede della scuola di alta formazione artistica, pubblica e gratuita, frequentata da circa cento studenti. Luca Barbarossa: "Quando c'è uno spazio dedicato all'arte va difeso con forza"

“Fuori i politici dai palcoscenici”, recita il cartellone di uno dei partecipanti alla manifestazione pro ex-Civis. Qualcuno ha portato delle casse, che risuonano a tutto volume le note auto-celebrative di A me me piace o’ blues di Pino Daniele. Un’orchestra suona, e centinaia di persone si muovono a tempo, battono le mani e i piedi, fischiano, cantano e urlano a gran voce.

L’occasione è la manifestazione contro lo smantellamento dei 400 posti letto dello studentato ex Civis, la demolizione del Teatro De Filippo e il trasferimento della sede dell’Officina Pasolini, scuola di alta formazione artistica, pubblica e gratuita, frequentata da circa cento studenti. Al loro posto sarebbe stata disposta l’istituzione di nuovi uffici e parcheggi per auto blu di proprietà del ministero degli esteri.

Un cartello alla manifestazione del 6 marzo

Un cartello alla manifestazione del 6 marzo

La questione ha origine a marzo 2022, quando l’allora ministro Luigi Di Maio con l’ex governatore del Lazio Nicola Zingaretti firmano l’accordo per la cessione e la demolizione dei luoghi, poi sottoscritto dall’attuale ministro degli esteri Antonio Tajani. Da allora centinaia di studenti hanno alzato la voce, mobilitandosi per una causa limitata ma estesa a tutti, che tocca arte, società e soprattutto politica. “Questa protesta è un manifesto. Officina Pasolini è stata negli ultimi anni la casa di artisti, attori e cantanti, ed oggi è in pericolo. Resistere è una pratica anche politica”, urla una voce al microfono. “Stiamo celebrando il funerale della cultura”.

Il funerale della cultura

Alla base di tutto, la speranza di comprensione da parte delle istituzioni per la preservazione di un luogo pubblico, aperto e libero. “Mi sembra che si possa trovare una soluzione alternativa, sedersi ad un tavolo e capire come risolvere questa situazione”, spiega a THR Roma Luca Barbarossa. “Quando c’è uno spazio dedicato alla cultura e all’arte, va difeso con forza. Non sono molte le occasioni di questo tipo, ma laddove si accende un campanello di allarme, di una realtà importante che rischia di essere ridimensionata, io mi sento di esserci”.

Studenti in campo contro la demolizione dell'ex Civis

Studenti in campo contro la demolizione dell’ex Civis

A trainare la battaglia, Tosca, voce attiva e portante dell’Officina Pasolini e degli spazi ad essa dedicati, che definisce illogica la situazione dello sfratto e della privatizzazione. “In democrazia bisogna condividere i beni comuni, e il cambio di destinazione di questo posto è qualcosa di profondamente antidemocratico”, commenta, parlando con THR Roma. “Un teatro non si distrugge, si valorizza e basta. E poi siamo in piena emergenza abitativa, è necessario avere più luoghi possibili per i ragazzi”. A ribadire che censurare l’arte, privare di fondi e infrastrutture fondamentali la cultura pubblica ed i giovani, massimi motori del futuro, è una mossa controproducente, oltre che denotazione di autoritarismo.

Tante voci per tutelare l’Ex Civis

Tra le fila degli ascoltatori, anche Rocco Papaleo, Marisa Laurito, Mia Benedetta e Josafat Vagni. “Ci siamo rivolti proprio alla città, perché qui c’è una totale mancanza di buon senso”, argomenta Daniele Silvestri, impegnato nella causa sin dall’inizio. “Non credo ci sia la volontà di schiacciare la cultura. C’è solo ignoranza. Ci sarebbero soluzioni percorribili senza dover passare per tutto questo. Non riesco a pensare che sia un’idea solo mia che faccio questo mestiere”, continua. “Quello di Officina è uno dei rari casi in cui si spendono bene i soldi del fondo europeo: un sacco di gente sa che qui si può venire a sperimentare, gratuitamente, ogni tipo di idea”.

I manifestanti davanti al Ministero della Farnesina

I manifestanti davanti al Ministero della Farnesina

Condivide con gran parte dei partecipanti una certa dose di speranza, Silvestri, già sostenitore attivo della presente battaglia in uno scontro pubblico con il Pd Lazio. “Le istituzioni stanno iniziando ad ascoltarci, magari fanno da contraddittorio, ma è pur sempre l’inizio di un dialogo. Sarò io che sono romantico, ma ci spero ancora”.

“Molti di quelli che stanno là dentro (indicando il ministero degli esteri, la Farnesina, di fronte a lui, ndr) non sanno nulla di questa realtà. Non sanno che per noi è un grande vanto”, prosegue il cantautore, ora accompagnato dagli applausi del pubblico. E la banda ricomincia a suonare, questa volta Ma il cielo è sempre più blu. Con la speranza (e forse la consapevolezza) che anche una canzone a volte può cambiare le cose.