Luca Ravenna: “In scena vi racconto i tabù d’Italia: sono le raccomandazioni e la blasfemia. E fanno molto ridere”

Da stasera a Roma all'Auditorium della Conciliazione con tre date sold out per il comico milanese che spopola nei teatri con il one man show Red Sox. "Il film di Paola Cortellesi ha successo perché ha messo la pulce nell'orecchio delle persone giuste: è estremamente chiaro, non fraintendibile". La video-intervista con THR Roma

Parliamo subito di numeri con Luca Ravenna. Sette sold out consecutivi al Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano, a cui si aggiungono i due di Torino e Bologna, e poi anche quelli di Ravenna, Spoleto, Padova, Trento, Firenze, Senigallia. In attesa del calcio di inizio questa sera di Red Sox a Roma, tre date da tutto esaurito all’Auditorium della Conciliazione. “Ovviamente più persone vengono più aspettativa c’è, più la pressione aumenta. Spero di far bene anche in queste date a Roma, una città a cui tengo particolarmente” dice il comico milanese che vive nella Capitale da diversi anni.

“Ho scelto Roma perché studiavo cinema qui. Ho studiato sceneggiatura al Centro Sperimentale, poi ho provato a lavorare come autore per i The Pills. È una bella città e per il lavoro che faccio Roma non è male”, racconta Ravenna appena arrivato nella nostra redazione a due passi da casa sua. Del resto ha iniziato la sua carriera nei piccoli locali capitolini dove per 20 minuti di spettacolo veniva pagato 50 euro. Adesso che è passato ai grandi teatri sarà sicuramente aumentato anche il suo compenso. “L’Italia non è un paese dove si può parlare dei soldi, non siamo l’America, non si può mai dire quanto si guadagna. Sicuramente adesso posso dire che sono più di 50 euro, però tassati. Quelli di allora però erano in nero ed erano i soldi più belli della mia vita. Non c’è soddisfazione maggiore della prima volta che ti danno dei soldi”.

Adesso che però che di soldini in casa ne girano un po’, Luca Ravenna li spende per comprare maglie da calcio, di cui è collezionista, ma anche per produrre podcast e aiutare giovani e bisognosi emergenti. “Ho prodotto lo spettacolo di Francesca Esposito, una ragazza napoletana bravissima. Investo i soldi in quello che mi piace fare, che è proprio il mio lavoro”.

In Red Sox, il suo one man show, il comico affronta temi come la droga, le raccomandazione, la blasfemia. Tutti elementi che per la televisione rappresentano ancora un tabù. “L’Italia ha dei tabù differenti, tipo la blasfemia, perché è reattiva, eppure ci sono due o tre regioni in Italia che fanno della blasfemia tra le virgole e gli spazi quando parlano e fa molto ridere. La raccomandazione è un tema che esiste in Italia ed è veramente un tabù, come del resto lo è la droga”.

Tanti i temi toccati nella video-intervista di THR Roma a Luca Ravenna. Dalla sua esperienza nei piccoli comedy club di New York al fenomeno cinematografico del momento, il film di Paola Cortellesi. “Al cinema va un pubblico piuttosto agée, tendenzialmente femminile. Il film è andato a toccare delle corde per cui su quel pubblico ha un effetto. Come una colata di cioccolata calda che è andata a prendersi tutto il resto. Ha messo la pulce nell’orecchio delle persone giuste che già andavano al cinema e che hanno portato tutti gli altri”.

Per un attimo il ragazzo che studiava sceneggiatura al Centro Sperimentale di Cinematografia ha ripreso il controllo di Ravenna ed è partito con la critica cinematografica di C’e ancora domani. “È un film estremamente chiaro, non fraintendibile, scritto in modo preciso, ha il gusto dello spettatore, il giudizio sul fatto che i personaggi siano molto netti e non come vorrebbe il manuale di sceneggiatura e cioè creare l’aspettativa, l’evolversi dei personaggi. Inizia in un modo e va a finire in un altro, che nessuno aveva messo in luce. Nessuno ancora aveva raccontato questo aspetto del il voto alle donne. La scelta del bianco e nero? E’ perché lei voleva farlo così: l’importante è che alla fine la gente in sala applaude”.

Guarda la video intervista a Luca Ravenna

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