Renzo Rubino, la Madonna della ninna nanna e la banda del paese: in anteprima il nuovo video

Una canzone di contrasti e dissonanze, tra sacro e profano, in un'atmosfera quasi felliniana: diretta da Raoul Ventura, la clip è stata girata dove il cantautore pugliese è nato, in Valle D'Itria e a Martina Franca. "Mi piacerebbe comporre una colonna sonora per Matteo Garrone"

Renzo Rubino torna con un nuovo singolo dal curioso titolo: La Madonna della ninna nanna (DDP Dischi Del Porto/ADA Music Italy). Un brano che parte in punta di piedi con una delicata nenia in apertura per esplodere poi in un ritornello irresistibile e festaiolo che solo la maestria della banda di paese, che accompagna Rubino nel video è in grado di regalare. Una tradizione quella delle bande cittadine che sta scomparendo e che il cantautore pugliese riporta al centro della scena.Una canzone di contrasti e dissonanze, in cui il lento si fonde al veloce, come il sacro si unisce al profano (Rubino appare nel video vestito da prete).

La Madonna della ninna nanna è un’invocazione ad un’immaginaria Patrona del Sonno affinché faccia sopire sentimenti e istinti altrimenti complessi da gestire dal protagonista del video (un personaggio caro allo scrittore e regista Donato Carrisi). Durante i tre minuti e mezzo del video la preghiera prende sempre più corpo e velocità, fino al momento in cui Renzo e La Sbanda (i musicisti che accompagneranno Rubino in tournèe) ci prendono per mano per portarci in un girotondo musicale ed euforico da cui è impossibile sfuggire. Il brano è stato realizzato con la collaborazione del trombonista e direttore d’orchestra Mauro Ottolini (già collaboratore di Vinicio Capossela, Enrico Rava, Fabrizio Bosso, Dario Brunori), che ha curato gli arrangiamenti e la direzione de La Sbanda, ed è stato prodotto dallo stesso Renzo Rubino insieme a Taketo Gohara (produttore anche di Elisa, Vinicio Capossela, Negramaro, Brunori Sas). La regia del video è di Raoul Ventura.

Dopo una lunga pausa torni con un pezzo che racconta molto di te e della tua terra, come mai?

Torno a far musica seriamente dopo anni: anni complicati, prima per il covid e poi perché mi sono dedicato ad altre cose come il mio Festival Porto Rubino in Puglia. L’ho voluto fare divertendomi, e anche questo video rappresenta quello che sono oggi e come voglio fare le cose, in maniera a volte improvvisata, a volte il più umana possibile. Ecco perché l’intervento della banda e di tutta una serie di elementi che mi fanno vivere la musica con verità.

Quanto ha influito il tuo abitare nel paese natio?

Tantissimo. Già da un pò ho scelto tutta una serie di dinamiche che mi rendono libero, il fatto di vivere in campagna con gli asinelli, di stare in una dimensione molto più umana anche lontano da certi meccanismi musicali e artistici. Porto Rubino, il Festival che celebrail mare con la musica, è stato proprio l’esempio di poter fare una cosa estremamente libera però con le mie regole e funziona proprio questo.

Chi è e cosa rappresenta la Madonna della Ninna Nanna?

È una Madonna immaginaria, è voler invocare qualcosa o qualcuno di supremo, che possa in qualche modo liberare una condizione di ansia, di stress per poter avere un rapporto più sacro, più serio, basato un po’ sull’amore. Questa canzone è dissacrante sotto certi punti di vista, ma che cosa spegne meglio degli istinti se non la presenza di qualcosa di superiore, di bello come può essere questa Madonna della Ninna Nanna?

Anche il tuo album rispecchierà questo mood?

Tante tracce di questo disco sono canzoni paradossalmente leggere, che riflettono una condizione proprio di volontà, di esprimersi di amore, di serenità, legati anche alla carne.

In questo video hai reso protagonista anche la banda cittadina, una tradizione che in molti paesi sta scomparendo.

Quando tornavo da scuola, dopo che mia nonna mi aveva preparato un piatto di spaghetti andavo a riposare, perché da noi al sud la pennichella è sacra. La banda di paese irrompeva nei pomeriggi pugliesi interrompendo la siesta perché c’era sempre qualche corteo, funebre o celebrativo. Paradossalmente era una cosa che all’inizio poteva infastidire, ma che in verità era quasi rassicurante. Da tempo volevo fare un disco con la banda, musica della tradizione italiana e non soltanto del sud. Però volevo farlo con il mio modo di scrivere.

Renzo Rubino

Renzo Rubino

Scelta un po’ in antitesi con la musica di oggi.

Visto che non ci sono più regole, io non faccio musica commerciale e in qualche modo non devo indirizzare la mia musica verso un passaggio in radio o un ascolto più su Spotify. Mi ritengo libero da questo punto di vista. Volevo davvero divertirmi facendo una cosa bella, ripescando un’entità come la banda, che in qualche modo sta scomparendo, e invece è una cosa bellissima. Io mi ci rivedo nei bandisti.

Tu hai iniziato a suonare da piccolo in una banda?

No, perché non suono quel genere di strumenti. Però mi ci ritrovo un po’ nel bandista che è un musicista non professionista, non si guadagna da vivere con la musica, ma la utilizza come svago, come divertimento, come libertà. Non è che io non campi di musica, ma per me fare i dischi e fare le canzoni è prima di tutto una necessità di libertà, di esprimermi. Non mi serve una competizione.

Le bande utilizzate sia per momenti bui che per festeggiamenti.

Per i matrimoni, per i funerali, per le varie celebrazioni, ma anche tutto. In alcuni testamenti addirittura c’è scritto che canzoni la banda debba suonare al proprio funerale. Nel mio disco l’ho utilizzata come se fossimo in una festa continua, in un’atmosfera quasi felliniana.

Ti sei ispirato a Federico Fellini?

Amarcord è uno dei miei film preferiti. Una parte del mio immaginario viene anche da lì. Vedrai più avanti quando uscirà la copertina del disco, ci sono tanti riferimenti a quel mondo lì, a quel romanticismo anche un po’ grottesco, dell’italianità, delle province, dei paesi.

Come è nata l’idea del video?

Ho lavorato con Raoul, che è un bravissimo regista ed è un mio caro amico. Lui poteva capire la mia necessità di fare un video, anche sotto certi aspetti come se fosse un flash mob, come se fosse girato con il cellulare, perché doveva essere come esattamente è la banda, che arriva e tu ti senti questo suono, perché che di fatto la banda è un flash mob continuo. Sapevo che con Raoul potevo essere libero di lanciare tutta una serie di idee che un qualsiasi altro regista mi avrebbe cestinato. Con lui invece c’è stato un bellissimo dialogo. Abbiamo costruito insieme questa storia di questa ossessione per questa banda che cresce sempre più nella testa del protagonista.

Nel video di vediamo anche travestito da prete…

C’è un po’ di sacro e profano, in qualche modo il video rappresenta le varie personalità del paese. Il prete, la banda, il mercato, il sarto. Tutte cose che esistono ancora oggi e che vanno ad evidenziare una vita paesana molto bella in cui tutti in qualche modo si riconoscono e si conoscono.

Chi è il personaggio a cui le avete suonate?

Il protagonista l’ho scelto io ed è un mio amico che si diletta a fare l’attore. Vi racconto un aneddoto. Ottavio Martucci è amico anche di Donato Carrisi, nostro illustre concittadino, e gli fa fare sempre la comparsa nei suoi film. Quando abbiamo deciso di far vedere il primo mix ad Ottavio, abbiamo scritto nei titoli di coda: Ottavio Martucci quello che fa le comparse nel film di Donato Carrisi. Lui l’ha mandato a Donato, che si è messo a ridere e ha detto: “Se lasciate questa titolazione pubblico il video su tutti i miei canali social perché è un capolavoro!”

Ti piacerebbe comporre la musica di un suo film?

Tantissimo, tantissimo. La musica mi viene fuori in maniera molto molto naturale, molto di più delle parole. Di bravi registi italiani con cui collaborerei ce ne sono davvero tanti.

Qualche nome?

Matteo Garrone, spariamo alto. Pure Paolo Sorrentino ma anche Riccardo Milani. Mi piacerebbe davvero sperimentare in diverse circostanze.

Raoul Ventura, regista del videoclip de La Madonna della ninna nanna

Raoul Ventura, regista del videoclip de La Madonna della ninna nanna

La parola a Raoul Ventura – regista del videoclip di Renzo Rubino

Come conosci Renzo Rubino?

Conosco Renzo da un po’ di tempo perché è stato il fidanzato della sorella della mia compagna quindi poi abbiamo stato un legame abbastanza forte. Ci troviamo bene a lavorare insieme.

Come è nata l’idea del video?

Renzo mi ha fatto ascoltare la canzone, che ho la fortuna di capire forse in maniera più profonda rispetto agli altri, perché lo conosco davvero bene. Ne ho percepito subito il significato e abbiamo buttato giù delle idee per il video.

Raccontaci di queste idee.

La parte del flash mob è un’idea di Renzo che ha voluto fortemente un po’ per richiamare quel che fa quando suona nei paesi: ama scendere dal palco con tutta la band e fa questa sorta di camminata con loro in mezzo alla gente, per le strade, per richiamare questa forma di allegria. Il resto è tutto mio.

Dove avete girato?

Abbiamo girato a Martina Franca, in periferia, al mercato e qualche scena in una fabbrica di pantaloni dove abbiamo inscenato la quotidianità lavorativa del protagonista. Abbiamo girato anche in Valle D’Itria e un po’ a Locorotondo.

Il cast chi l’ha scelto?

L’abbiamo fatto insieme. Abbiamo scelto come protagonista una persona che conosce molto bene e di cui ci poteva fidare. I musicisti della banda sono quelli che normalmente suonano per lui in tournée.

 I cittadini di Martina Franca come hanno risposto vedendovi in giro, per le strade?

Renzo in paese è molto conosciuto. Ogni cosa che fa qui viene accolta con grande felicità e entusiasmo. Quando abbiamo girato il flash mob, che era molto improvvisato, abbiamo girato un solo take, e ci sono stati molti applausi da parte del pubblico che assisteva.

In quanto tempo avete girato?

Abbiamo impiegato 3 o 4 giorni. Per il tipo di tecnica che abbiamo utilizzato per girare non è stata proprio semplicissima. Tante scene sono in piena sequenza e quindi abbiamo dovuto ripetere più volte lo stesso ciak.  Una giornata è servita solo per le scene girate al mercato perché è stata molto impegnativa ma molto esilarante perché comunque la vita nel mercato è particolare. Poi come tutti i paesini è anche molto divertente. Ci sono parecchie persone anziane che non capiscono cosa stai facendo e ti domandano se il film che stai girando andrà su Rai Uno o  su Canale 5.

Che tecnica hai usato?

Abbiamo utilizzato due camere. Siamo stati quasi sempre a camera fissa tranne che per le scene in movimento che ho voluto fare volutamente sporche per dare solo un po’ più di enfasi alla narrazione.

C’è stato un imprevisto durante le riprese?

Quando dovevamo girare la scena del flash di fronte alla Basilica di San Martino a Martina Franca, una delle più belle chiese del sud Italia: essendo di sabato c’era un matrimonio in corso con invitati, gli sposi, la macchina posteggiata davanti alla Basilica, impossibile girare. Abbiamo dovuto cambiare velocemente la location spostandoci in una piazza più là. Devo dire anche con grande stupore che è riuscito lo stesso tutto alla perfezione.

Non potevate coinvolgere gli sposi nel video?

Beh, il matrimonio è un evento che accade una volta nella vita e non avevamo il tempo di coinvolgere i presenti. Gli sposi magari vogliono farsi le foto in un determinato modo senza avere intoppi. Ho preferito evitare questo tipo di problematica perché dovevamo girare con la luce naturale, dovevamo tenere in considerazione che il sole ad una certa ora calava.

Pensa a quanto sarebbe stato bello se il matrimonio fosse finito nel vostro video e voi nel loro filmino degli sposi.

Sarebbe stata un po’ una pazza idea, ma il tempo stringeva. Se avessimo avuto forse un mese in più l’avrei fatto sicuramente.