Sulla copertina di The Power of Love, brano del 1984 dei Frankie Goes to Hollywood, c’è dipinta l’Assunta di Tiziano, datata XVI secolo e conservata a Venezia. L’Assunta è parte della Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, la più grande delle chiese della città acquatica, di cui decora, oggi come allora, l’altare centrale. L’opera consacrò l’artista nell’Olimpo dei maestri rinascimentali. Il cuore del quadro è l’Assunzione della Vergine, tema caro al cinquecento come a Paul Morley, marketing manager della ZTT Records, aperta solo un anno prima dell’uscita del brano.
In verità, a Morley interessava solamente il collegamento che la rappresentazione cristiana poteva creare con The Power of Love, canzone pronta per essere rilasciata sotto il periodo delle feste. Tutto è stato spinto verso la trasformazione di una hit che non fosse più solamente una semplice ballad e che arrivava in maniera inaspettata dopo il delirio dance del gruppo da Relax a Two Tribes.
Un percorso che dalla trasgressione sessuale (e omosessuale) del brano nella colonna sonora di Omicidio a luci rosse – il regista Brian De Palma curò anche il videoclip – passa alla critica politica feroce – protagonista era la guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica – e che finisce con l’elevazione dell’amore più alto: la natività.
Destinato ad essere il terzo singolo su tre della band britannica a scalare le classifiche fino al primo posto (seppur si ci piazzò solo per una settimana), l’intenzione non di Holly Johnson e la band, ma di un intero manipolo di produttori e creativi, era di abbinare The Power of Love alla nascita di Gesù Bambino. Come ragione: solo quell’arrivo imminente del Santo Natale.
Sacro e profano, dalla musica al cinema
Una coincidenza provvidenziale, che esaltava ancora di più il contenuto di un pezzo che aspirava a un sentimento assoluto e ascetico, toccando quasi picchi messianici e spirituali. L’unione, stando alle parole del testo, del sacro con il profano, con vampiri alla porta pronti ad essere scacciati e un artiglio incappucciato da cui venir difesi (traduzione letterale del più figurato “Hooded Claw”, anche se non è da escludersi il riferimento ironico al personaggio del cartone animato Le avventure di Penelope Pitstop del 1969).
Non è perciò un caso che Andrew Haigh, regista di Estranei, scelga The Power of Love come tema musicale del suo film, adattamento rivisitato del giapponese Taichi Yamada in variante occidentale e trasformando la coppia eterosessuale nei protagonisti Andrew Scott e Paul Mescal. L’opera, omonima al romanzo, è una storia di ricordi e passato, ma prima di tutto di fantasmi.
Ectoplasmi che si aggirano per la casa d’infanzia del personaggio di Adam (Scott), sceneggiatore che nel cercare il soggetto per il suo prossimo lavoro, ritrova gli spiriti della sua famiglia. La casa in questione, macchina del tempo per Haigh, è la stessa dell’infanzia dell’autore. Una connessione profonda tra regista e luogo d’appartenenza, che quei fantasmi li vuole ricercare, pur mettendo a repentaglio l’incolumità emotiva del protagonista.
L’amore, infatti, è tutto nel film di Andrew Haigh. E nessuna canzone meglio di The Power of Love poteva essere affidata ad Estranei. Alla direzione del videoclip, che rese visiva l’idea di una natività che avanzava sulle note e la voce di Johnson – con la band quasi del tutto esclusa e sovrimposta dopo, quando i produttori sbraitarono per l’imperdonabile assenza – c’erano Kevin Godley e Lol Creme, che spostarono un’intera troupe nel deserto di Gerusalemme per una settimana di riprese nell’ottobre del 1984.
La Betlemme che ricrearono era un campo profughi palestinese abbandonato. Per i volti della rappresentazione religiosa vennero ingaggiati abitanti del luogo, un po’ come Caravaggio aveva fatto con i suoi dipinti sacri, prendo il popolo per raffigurare Madonne e santi.
The Power of Love, un inno sentimentale, mistico e metafisico
La prova era realizzare un perfetto regalo di Natale: “Perché non proviamo ad essere Zeffirelli?”, si era domandato Creme. Le riprese furono folli. Bisognava arrampicarsi sulle dune per ottenere le giuste riprese aeree e stare attenti a mine inesplose che punteggiavano il suolo sabbioso. L’angelo che invita i re Magi a portare doni al bambino appena nato era stato girato a Londra. Ma, nemmeno a dirlo, per Holly Johnson The Power of Love non fu mai una canzone sul Natale, del Natale o per il Natale, e nel 2012 ci tenne a ribadirlo dopo il suo utilizzo improprio in una pubblicità della catena John Lewis.
Il frontman scrisse la canzone nel 1983, quando ancora era in cassa integrazione e lasciò la borsa di studio in arte per dedicarsi alla musica. È un brano d’amore per l’amore, che si porta dietro un misticismo dovuto all’inevitabile dimensione metafisica in cui conduce l’ascoltatore. Appartenente al primo album della band, Welcome to the Pleasuredome, il brano “pulisce l’anima” e fa del sentimento supremo dell’amore l’obiettivo da raggiungere.
Amore che Adam in Estranei ha paura di non conquistare mai. Di stringere. E toccare, di per sé, è già un ostacolo per il protagonista, che attraverso la (ri)scoperta del corpo con il giovane Harry (Mescal) può finalmente aggrapparsi a qualcosa. Non come i suoi effimeri genitori, proiezioni della mente che arrivano da una memoria lontana.
Portata nel 1988 in tribunale la TTZ Records, così da poter recidere il suo contratto e intraprendere una carriera da solista, Holly Johnson incise nel 1999 la sua versione di The Power of Love: “Ho sempre pensato che fosse il pezzo migliore di Holly. Sembrava provenire da un’altra parte. La sua bellezza e il suo dolore, e il fatto che venisse fuori dal mondo, in quel momento, con l’Aids. Sembrava una canzone disperatamente bella”, ammise Morley. Un altro perfetto abbinamento tra Estranei e The Power of Love, come se il brano tematizzasse il timore del sesso e del contatto della generazione di Adam, che dell’amore ha sempre dovuto sperimentare anche la paura del contagio.
Nella riscoperta di un brano dell’ondata new romantic di metà anni ottanta, il misticismo immateriale in Estranei si fa forza grazie alla portata trascendentale della canzone dei Frankie goes to Hollywood. Tutto è etereo e Adam proteggerà davvero Harry, a suo modo, nella sequenza finale. La passione religiosa e carnale non ha più un confine, né nel film, né per il brano. In fondo, sempre in un altro lavoro britannico, nella quarta stagione della serie tv Misfits, nell’episodio sette Ad ognuno il suo, il personaggio di Rudy si commuove ascoltando il brano pensando alla sua innamorata, una giovane suora. Con The Power of Love l’amore universale non è mai stato così terreno.
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