Il direttore artistico Carlo Chatrian difende i registi palestinesi e la libertà di parola della Berlinale

"La cerimonia di premiazione di sabato 24 febbraio è stata presa di mira in modo così violento che alcune persone vedono ora minacciata la loro vita. Questo è inaccettabile", ha dichiarato in un post sui social media

L’edizione 2024 della Berlinale continua a generare un acceso dibattito sulla guerra di Israele a Gaza, con il direttore artistico uscente del festival di Berlino Carlo Chatrian che ha difeso i discorsi di chiusura della premiazione del 24 febbraio dalle crescenti critiche dei politici e dei media tedeschi.

“Il festival di quest’anno è stato per dieci giorni un luogo di dialogo e di scambio; tuttavia, una volta che i film hanno smesso di essere proiettati, i politici e i media si sono appropriati di un’altra forma di comunicazione, che arma e strumentalizza l’antisemitismo per scopi politici”, ha dichiarato Chatrian in una lettera postata su X, ex Twitter, venerdì 1 marzo.

Il direttore artistico ha sostenuto che le dichiarazioni fatte sul palco durante il gala di chiusura dei premi di sabato 24 febbraio erano protette dalle leggi tedesche sulla libertà di parola.

Contro la Berlinale, un attacco alla libertà di parola

“A prescindere dalle nostre convinzioni politiche individuali, dovremmo tutti ricordare che la libertà di parola è una parte essenziale di ciò che definisce una democrazia. La cerimonia di premiazione di sabato 24 febbraio è stata presa di mira in modo così violento che alcune persone vedono ora minacciata la loro vita. Questo è inaccettabile”, hanno aggiunto Chatrian e Mark Peranson, responsabile della programmazione, nella loro lettera online.

Il 27 febbraio, il co-regista di No Other Land Yuval Abraham ha dichiarato di aver ricevuto minacce di morte dopo aver chiesto “l’uguaglianza tra israeliani e palestinesi” durante il gala di chiusura della Berlinale, quando ha ritirato il premio per il miglior documentario. Abraham ha dichiarato di essere stato costretto a cancellare il suo volo di ritorno in Israele per paura della sua sicurezza.

Yuval Abraham e Basel Adra, registi di No Other Land tra i film premiati alla berlinale

Yuval Abraham e Basel Adra, registi di No Other Land. Courtesy of Berlinale

Chatrian e Peranson hanno dichiarato di “essere solidali” con altri registi, membri della giuria e ospiti del festival che potrebbero aver ricevuto minacce dirette o indirette. Il loro post sui social media fa seguito a un’escalation del dibattito politico in Germania a proposito della cerimonia di chiusura.

A pronunciarsi contro le affermarzioni pro-Palestina provenienti dal palco della premiazione sono stati anche il ministro della Giustizia tedesco Marco Buschmann e il sindaco di Berlino Kai Wegner. Oltre che Bettina Stark-Watzinger, ministra dell’Istruzione il cancelliere Olaf Scholz, che tramite un portavoce ha il “posizionamento unilaterale” del festival.

La Berlinale tuttavia come organizzazione ha preso le distanze dai commenti dei vincitori del festival, affermando che le dichiarazioni fatte sul palco del festival restano in ogni caso protette dalle leggi sulla libertà di espressione.

Il testo integrale di Chatrain e Peranson

1 marzo 2024

Abbiamo un grande rispetto per l’istituzione per cui lavoriamo e per il Paese che ci ha ospitato negli ultimi cinque anni. Il modo in cui la Germania ha gestito il suo passato e lo ha superato, diventando un Paese leader nel sostegno dei diritti umani e nell’accoglienza delle persone in difficoltà, è stato ammirevole, e questo è uno dei motivi per cui siamo stati così orgogliosi di lavorare per la Berlinale.

Sapendo che il nostro background non ci permette di comprendere appieno la complessità dei sentimenti e delle convinzioni delle persone, ci siamo sempre allineati con le decisioni del festival anche quando queste non erano esattamente le nostre e a volte non andavano nella direzione di ciò che un festival cinematografico internazionale dovrebbe rappresentare.

Gli ultimi giorni ci hanno reso consapevoli del grande pericolo che la Berlinale, come altre istituzioni in Germania, sta correndo. Per questo motivo abbiamo il coraggio di alzare la voce. Siamo a favore del cinema, che non appartiene a nessun partito politico, né di destra né di sinistra. Crediamo nel potere del cinema di unire le persone. Il festival di quest’anno è stato per dieci giorni un luogo di dialogo e di scambio; tuttavia, una volta che i film hanno smesso di essere proiettati, i politici e i media si sono impadroniti di un’altra forma di comunicazione, che arma e strumentalizza l’antisemitismo a fini politici.

A prescindere dalle nostre convinzioni o credenze politiche individuali, dovremmo tutti ricordare che la libertà di parola è una parte essenziale di ciò che definisce una democrazia. La cerimonia di premiazione di sabato 24 febbraio è stata presa di mira in modo così violento che alcune persone vedono ora minacciata la loro vita. Questo è inaccettabile.

Basel Adra in No Other Land

Basel Adra in No Other Land. Courtesy of Berlinale

Siamo solidali con tutti i registi, i membri della giuria e gli altri ospiti del festival che hanno ricevuto minacce dirette o indirette, e non ci tiriamo indietro di fronte alle scelte di programmazione della Berlinale di quest’anno. Cogliamo inoltre l’occasione per dichiarare la nostra profonda solidarietà agli ostaggi ancora trattenuti da Hamas, tra cui l’ex ospite della Berlinale David Cunio, e chiediamo l’immediato rilascio di tutti gli altri ostaggi.

Siamo anche preoccupati per le vite di milioni di persone a Gaza, che sono in pericolo. A coloro che dicono che la scelta è o, o, vogliamo ricordare che il dolore è universale. Piangere la perdita di esseri umani da una parte non significa non piangere anche le perdite degli altri. Affermare il contrario è semplicemente disonesto, vergognoso e polarizzante.

Come frequentatori e programmatori del festival, speriamo davvero che la Berlinale rimanga una “finestra del mondo libero”. Un luogo dove ogni film può essere proiettato. Un luogo in cui ogni ospite internazionale possa venire senza che le sue opinioni politiche vengano esaminate. Come ha detto Meron Mendel, direttore della Bildungsstätte Anne Frank, quando gli è stato chiesto un commento sulla cerimonia di premiazione, “sarebbe sbagliato descrivere tutti coloro che criticano Israele in modo unilaterale e talvolta con posizioni radicali come antisemiti…”

Che ci piaccia o no, dobbiamo imparare a sopportare questi dibattiti!

Carlo Chatrian, direttore artistico

Mark Peranson, responsabile della programmazione

 

Traduzione di Pietro Cecioni