L’appello di Bong Joon-ho e del cinema coreano: “La morte di Lee Sun-kyun? Necessaria indagine approfondita”

In una cupa conferenza stampa a Seoul, il collettivo di artisti ha chiesto di investigare sul caso dell'attore di Parasite, trovato morto nella sua auto il 27 dicembre, e sul ruolo della polizia e dei media nel suo decesso

Vestiti di nero in segno di rispetto per il defunto attore di Parasite Lee Sun-kyun, il regista premio Oscar Bong Joon-ho e altre figure di spicco del cinema coreano si sono riuniti venerdì 12 gennaio per una solenne conferenza stampa nel centro di Seoul, dove hanno chiesto con forza un’indagine sulla gestione del caso di Lee da parte della polizia, che si sarebbe tragicamente concluso con la morte dell’attore per apparente suicidio.

“Chiediamo un’indagine approfondita da parte delle autorità per accertare se ci siano state lacune nella sicurezza investigativa della polizia in quei due mesi, dall’iniziale fuga di informazioni interne riguardanti l’indagine sul defunto fino al momento della sua morte”, ha dichiarato Bong Joon-ho, leggendo un comunicato ufficiale preparato da 29 importanti gruppi artistici e culturali, tra cui il Busan International Film Festival e la Korea Entertainment Producer’s Association. “Chiediamo un’indagine approfondita per determinare se ci siano state reazioni illecite da parte dei media durante l’indagine”.

L’evento, che si è tenuto presso il Centro stampa del Paese, nel centro di Seoul, era pieno di centinaia di giornalisti e troupe televisive. Anche altre figure di spicco dell’industria coreana dello spettacolo, tra cui l’attore Song Gang-ho e Kim Dong-ho, ex-presidente del Busan International Film Festival, hanno dato il loro sostegno alla petizione.

Il caso di Lee Sun-kyun

Lee, noto soprattutto per il suo ruolo nel film premio Oscar Parasite e per essere apparso anche in Dr. Brain di Apple TV+, era sotto inchiesta da parte della polizia da ottobre per sospetto consumo di droga. I suoi esami delle urine, analizzati dal National Forensic Service, sono risultati negativi. Ciononostante, la polizia coreana ha portato avanti le indagini in modo persistente e ha negato all’attore la possibilità di effettuare una convocazione privata, come lui aveva richiesto. Il 27 dicembre Lee è stato trovato morto nella sua auto parcheggiata sul ciglio di una strada, un giorno dopo essere tornato da 19 ore di estenuanti interrogatori della polizia.

In seguito, è stato rivelato che i colleghi di Lee, riunitisi al suo funerale, avevano discusso della necessità di sollevare ufficialmente la questione della gestione del caso da parte della polizia e quella dei media che hanno riportato dettagli personali irrilevanti del sospettato, ed era nata l’idea di organizzare un evento pubblico.

Pochi giorni dopo la morte dell’attore, l’agenzia di Lee, la Hodu & U Entertainment, aveva rilasciato una dichiarazione in cui affermava che la società stava intraprendendo un’azione legale contro i media che avevano contribuito a diffondere false informazioni sul caso dell’attore, il cui stress aveva infine portato alla sua morte.

Dopo la sua morte, i sostenitori e i colleghi di Lee si erano chiesti se ci fossero state divulgazioni non autorizzate da parte della polizia e dei media, in particolare se i funzionari di polizia avessero fatto trapelare segretamente ai giornalisti informazioni sulle indagini.

L’appello di Bong Joon-ho e degli artisti

Il collettivo di artisti che si è riunito venerdì 12 gennaio ha presentato un reclamo contro gli incauti reportage delle organizzazioni mediatiche, tra cui la KBS, una delle principali emittenti, che ha fatto trapelare una conversazione telefonica privata tra Lee e una escort in un bar da lui frequentato.

“La KBS può garantire, in quanto emittente pubblica, che l’esposizione mediatica di conversazioni private del defunto, non correlate alle accuse, è stata fatta esclusivamente per il diritto del pubblico ad essere informato?”, ha dichiarato il gruppo. “Esortiamo tutti i media, compresa la KBS, a rimuovere prontamente qualsiasi contenuto che non sia in linea con l’obiettivo di una cronaca responsabile”.

Kim Ui-seong, un attore veterano che ha partecipato alla conferenza stampa, ha affermato che Lee ha subito una “character assassination” (distruzione della reputazione tramite false accuse, ndr.) durante le indagini. “Nel ricordare la scomparsa del nostro collega artista, riteniamo imperativo sostenere la decenza di base affrontando l’ingiusta character assassination che ha infangato la sua reputazione negli ultimi due mesi”, ha dichiarato.

Il gruppo ha inoltre affermato che, dopo la conferenza stampa, presenterà il comunicato e una petizione firmata da 2.000 artisti all’Assemblea Nazionale. “Anche se le procedure investigative delle autorità sono state ritenute legali, il governo e l’Assemblea Nazionale non devono rimanere in silenzio su questo tragico incidente”, si legge nel comunicato. “È fondamentale analizzare se ci sono problemi nelle attuali leggi che proteggono i diritti umani nei casi penali e la divulgazione delle informazioni, e avviare le necessarie revisioni legislative”. Bong Joon-ho e gli altri partecipanti hanno lasciato la conferenza stampa senza rispondere alle domande dei giornalisti.

Traduzione di Nadia Cazzaniga