Gli inizi di Sofia Panizzi sono bizzarri. Se Jenna Ortega è diventata famosa nel mondo per la Mercoledì di Netflix, anche l’attrice di Finalmente l’alba e Te l’avevo detto ha capito che la recitazione poteva essere il suo futuro. Solo che, invece della figlia adolescente del lugubre gruppetto, le è capitato di interpretare un altro dei componenti de La Famiglia Addams. Lo ha fatto nei suoi anni di studio dei musical, dei set come luogo dell’anima, dei camerini che si sono trasformati nel tempo da spazio di gioco a bolle in cui concentrarsi.
In sala a distanza di poche settimane con le opere di Saverio Costanzo e Ginevra Elkann, presentate in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia e alla Festa di Roma, l’attrice romana classe 1997 vive il suo candore “che mi ucciderà”, lucida sul non dover mai dare niente per scontato, lezione che ha imparato da uno dei personaggi di Bellissima di Luchino Visconti.
Il destino a volte ci mette lo zampino e, a distanza di un paio di settimane, arrivano in sala sia Te l’avevo detto che Finalmente l’alba. Lei, che è in entrambi i film, quando ha capito che la recitazione faceva per lei?
Sto per raccontare una cosa che può sembrare inverosimile, ma è la verità. Fin da quando ero più piccola ho frequentato un corso di musical. Quando avevo dodici anni portammo a teatro La Famiglia Addams a Milano. Visto che ero in quell’età indefinita in cui non potevo fare tutto e niente, mi misero una calotta in testa, mi fecero le occhiaie e indossai una canotta per trasformarmi nello zio Fester. Mi toccava anche cantare una canzone in inglese. E così, da ragazzina, vinsi il premio per best musical performer durante un concorso teatrale. Lì ebbi l’illuminazione: avevo una passione che aveva il potere di farmi trasformare in un uomo vecchio e brutto senza farmi imbarazzare davanti ad un pubblico.
Una passione nata dai musical?
Ho sempre avuto la passione per il canto. A otto anni ho trovato questa scuola di musical e mi si è aperto un mondo. Mi diverte tanto, anche quando ho cominciato a capire che dovevo prenderlo seriamente. Purtroppo mia madre ai tempi non mi ha fatto esprimere quel lato che si potrebbe definire “maschiaccio”. Mi ha concesso di fare per un po’ calcio, però poi sono tornata alla danza.
C’è stato un set che le ha fatto capire che la sua passione era diventata un lavoro?
Ho notato uno stacco, questo è certo. Ci sono stati i primi ruoli in cui non sapevo neanche cosa significasse avere paura, quando facevo la fidanzatina Chiara del personaggio di Mimmo ne I Cesaroni o con la serie Che Dio ci aiuti. Ma a diciassette anni mi sono resa conto che ero diventata grande, che potevo intraprendere un mestiere e che i camerini non era più solo un luogo di gioco, ma di concentrazione. Ancora non sono capace di fare quel cambio repentino di tanti attori.
Quel cambio repentino lo ha visto dal vivo?
Sì, con Valeria Bruni Tedeschi. È unica nel suo genere. Che poi in Te l’avevo detto abbiamo una sola scena insieme. Ma guardandola ti rendi conto della capacità che ha di incanalare in un secondo tutti gli strumenti che le serviranno in seguito per la scena.
Come ha reagito quando ha saputo che avrebbe interpretato sua figlia nel film di Ginevra Elkann?
È uno dei miei punti di riferimento. Desideravo poterci lavorare insieme fin dai tempi de Il capitale umano e La pazza gioia. Ammiro il suo alternarsi tra Italia e Francia e sono fan anche del suo Les Amandiers da regista. Come persona è molto accogliente, come artista è un fiume in piena.
Come ha vissuto i panni di una ragazza che rifugia il proprio stress nel cibo? Un personaggio che viene inoltre deriso dalla madre per il suo aspetto.
È un ruolo strano. Mi ha salvato la grande ingenuità del personaggio. Mi ha messo di fronte alla soggezione che si può provare davanti a dei canoni di una bellezza che spesso viene ostentata o mostrata con grande sfrontatezza, che la mia Mila affronta invece con una timidezza che riesco a capire.
Non si ritiene bella?
Fortunatamente il concetto di bellezza come lo intendevamo una volta è cambiato. Soprattutto quando ero adolescente. Oggi possiamo trovare, vedere o cercare ciò che riteniamo bello anche in canoni diversi da quelli che ci erano stati imposti. Quando ero più piccola c’erano momenti in cui ero contenta del mio aspetto, altri in cui non mi sentivo al massimo. Ma crescendo ho capito che persona sono. E chi posso diventare.
Come si spiega il disturbo alimentare di Mila? È chiaramente un rapporto col cibo carico di significato.
Sono riuscita a ragionarci meglio la seconda volta che ho visto il film. La prima non ero abbastanza lucida, colpa dell’emozione. È stato un mio amico a farmici riflettere a fondo: Mila, quando mangia, è come se caricasse sulle proprie spalle le responsabilità della madre. Il cibo le dà la carica per poter affrontare una condizione di disagio. Non avrei mai accettato una parte simile se non avessi saputo di avere gli strumenti giusti per trattarla. Ho conosciuto chi soffre di disturbi alimentari e sono malattie che non devono essere sottovalutate, nemmeno edulcorate quando si tratta di un film. C’è bisogno di far capire a chi sta intorno a persone che ne soffrono che è una condizione di disagio e di dolore. La speranza è che chi vedrà Te l’avevo detto possa rivedersi in Mila, notare l’onestà con cui l’abbiamo raccontata, e magari potrà dare una spinta diversa alla propria vita.
Bisogna sapersi voler bene. Lei sa farlo?
Ci sono cose di me che amo, come il fatto che le persone, ad una prima impressione, possono pensare che non ho angoli o sfumature, invece so essere differente da come vengo notata ad una prima occhiata. Poi a volte vado a tre mila su alcune cose, mentre su altre sono troppo pigra e questo mi fa arrabbiare. Mi dico: muoviti, fallo! A volte, invece, è solo l’ansia a farmi frenare.
Gli altri se ne accorgono?
Una volta una persona mi ha detto: vorrei avere il tuo candore. Ma sono convinta anche che è proprio il mio candore che mi ucciderà.
Candore che ha anche Iris in Finalmente l’alba di Saverio Costanzo.
Fin dall’inizio ho associato Iris alla montatrice di Bellissima di Luchino Visconti, film che Saverio ci ha consigliato di recuperare. È un personaggio che racconta una storia a sé, che può essere quella di tutti. La ragazza ha una consapevolezza che secondo me arriva quando ti rendi conto che un sogno, per quanto agognato, può durare solo una parentesi della tua vita. E che quando si è esaurito è bene andare avanti. Iris è una persona pura, ma probabilmente alla fine si renderà conto che anche amare è una disillusione. E, in verità, neanche io posso sapere se continuerò per sempre con la recitazione.
Ha un paio B come la montatrice?
Non vorrei mai lasciare l’universo dei set. Posso anche non recitare più, ma fatemi stare dietro le quinte, fare l’assistente, la regia, anche portare i caffè. Inoltre mi diletto a scrivere. In maniera ancora infruttuosa, adesso, ma vedremo.
C’erano altri film consigliati da Costanzo per prepararsi a Finalmente l’alba?
Cleopatra con Elizabeth Taylor. E tanti film di genere peplum.
Proprio come con i peplum, avete ricreato anche la Cinecittà degli anni cinquanta. Un tuffo nella storia del cinema. Che effetto fa?
In più, c’è da dirlo, ho fatto anche la comparsa, proprio come avveniva a tantissime persone che giravano per i teatri di Cinecittà. Stare lì in mezzo, con così tanta altra gente, mi ha fatto sentire davvero una piccola formichina in una macchina più grande. C’erano persone con i megafoni che spostavano mucchi di gente, era tutto circondato dalla sabbia, a un certo punto c’era anche chi gestiva i falchi. Tutto questo sotto lo sguardo di Lily James. Surreale.
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