Barbra Streisand: “Così ho convinto Robert Redford a recitare in Come eravamo”

Nella sua autobiografia di prossima pubblicazione, la star ricorda che chiese al regista Sydney Pollack di scrivere più scene per l'attore pur di averlo come co-protagonista nel film

Robert Redford aveva rifiutato già due volte il ruolo in Come eravamo (1973) quando Barbra Streisand riuscì a convincerlo a recitare insieme a lei. Così racconta l’attrice nella sua autobiografia, My Name Is Barbra, in uscita il 7 novembre negli Stati Uniti.

Il dramma romantico di Sydney Pollack racconta l’innamoramento di una coppia improbabile, Katie Morosky (Streisand), ebrea e comunista, e Hubbell Gardiner (Redford), wasp, borghese e conservatore, sullo sfondo di vari eventi politici e storici. I due devono affrontare la loro relazione cercando di superare alcune fondamentali convenzioni della società dell’epoca.

In un estratto del libro, pubblicato in anteprima su Vanity Fair, l’attrice e cantante racconta ciò che lei e Pollack hanno dovuto affrontare per convincere Redford a recitare con Streisand.

“Bob è una combinazione rara, un cowboy intellettuale, una star carismatica che è anche uno dei migliori attori della sua generazione”, ha scritto. “Ma, come mio marito, arriva quasi a scusarsi per il suo aspetto, e questo mi piaceva di lui”.

Streisand ha aggiunto: “Quindi volevo Redford per il ruolo di Hubbell. Ma lui ha rifiutato”. A quel punto chiese aiuto a Pollack, amico di Redford.

“Devo dare credito a Sydney. È stato insistente quanto me, perché entrambi sentivamo che solo Redford avrebbe fatto funzionare il film”, dichiara la star. “È come giocare a tennis: sapevo che il mio gioco sarebbe migliorato se mi fossi trovata di fronte a un giocatore forte”.

Un equilibrio narrativo da riscrivere

Streisand, come ha spiegato nel suo memoir, aveva appreso che uno dei motivi per cui Redford non voleva la parte era perché, secondo lui, “la sceneggiatura era così incentrata su Katie che il personaggio di Hubbell era poco sviluppato. E aveva ragione”.

L’estratto continua: “Bob chiese a Sydney: ‘Chi è questo tizio? È solo un oggetto. Non vuole niente. Cosa vuole questo tizio?’ Secondo Bob, era ‘superficiale e monodimensionale. Non molto reale’. ‘Una pin-up al contrario’”, come riferì Sydney”.

Streisand sapeva che Redford era destinato al ruolo e provò a insistere con Pollack: “Scrivi più scene per rafforzare il suo personaggio. Rendilo paritario”. Assunsero persino due sceneggiatori, David Rayfiel e Alvin Sargent, per ampliare Hubbell. “Ma la risposta di Bob fu ancora no. Mi si spezzò il cuore”, scrive l’attrice.

Sebbene il produttore Ray Stark volesse andare avanti e assumere qualcun altro, Streisand racconta che Pollack implorò per avere un’altra settimana per cercare di convincere Redford.

“Dissi a Ray di dargliela e continuai a pregare. Le trattative andarono a rotoli. Ero in Africa nel bel mezzo delle riprese di Voglio la libertà e un giorno ricevetti un telegramma da Sue Mengers che diceva semplicemente: ‘Barbra Redford!’” scrive Streisand nel suo memoir. “In quel momento capii che aveva finalmente detto di sì ed ero così entusiasta!”.

L’attrice ha aggiunto: “Il corteggiamento è stato duro, ma la riluttanza di Bob ha avuto una grande influenza sulla sceneggiatura e alla fine ha dato vita a un personaggio più ricco e interessante”.

Il film vinse due Oscar, tra cui quello per la migliore canzone originale per The Way We Were, cantata da Streisand, e quello per la miglior colonna sonora originale.

Traduzione di Nadia Cazzaniga