Verso i Golden Globes / 18 – Miglior film non in lingua inglese: Foglie al vento di Aki Kaurismäki

Il vincitore del premio della giuria a Cannes 76 si contende il riconoscimento con Io capitano, Anatomia di una caduta, La zona di interesse, Past Lives e La società della neve. La premiazione il 7 gennaio. All'interno dell'articolo la recensione, le interviste e i nostri approfondimenti. Lo speciale di THR Roma

Sono due le candidature ai Golden Globes per Foglie al vento di Aki Kaurismäki (qui la nostra recensione), il film di Aki Kaurismäki vincitore del premio della giuria a Cannes 76. Miglior film in lingua non inglese e miglior attrice protagonista  in un film commedia o musicale (Alma Pöysti). Nella categoria principale, in cui rappresenta la Finlandia,  il film dovrà vedersela con Io capitano di Matteo Garrone (Italia), Anatomia di una caduta di Justine Triet (Francia), Past Lives di Celine Song (Stati Uniti, in lingua coreana), La zona di interesse di Jonathan Glazer (Gran Bretagna, Stati Uniti, in lingua tedesca), La società della neve di J.A Bayona (Spagna).

Quest’anno, dopo lo scioglimento della Hollywood Foreign Press Association avvenuto nel 2023, il premio verrà organizzato dalla nuova Golden Globe Foundation. Non sarà dunque più l’Hfpa a supervisionare la cerimonia ora presieduta dai produttori Dick Clark Productions, che appartengono a Penske Media Eldridge (la joint venture tra Penske Media Corporation e Eldridge che possiede anche The Hollywood Reporter). Il prossimo 7 gennaio sulla Cbs andrà in onda lo show che, come da tradizione, anticipa la notte degli Oscar.

Foglie al vento, la trama

Ansa (Alma Pöysti) è una donna di mezza età, sola e dalla vita monotona, come il suono della spesa sul nastro della cassa del supermercato in cui lavora. A volte ruba il cibo scaduto, perché non può permettersi altro, così viene licenziata all’improvviso. Holappa (Jussi Vatanen) è un operaio alcolizzato che a causa della sua dipendenza perde occasioni di lavoro e di relazione. Si incontrano una notte per caso a Helsinki e le loro due solitudini si sfiorano, comprendendo all’istante di avere una piccola e remota possibilità di felicità insieme. Forse l’ultima della loro vita. E vi si aggrappano. Non sono fatti uno per l’altra, Holappa e Ansa, ma ci provano ugualmente, si inseguono, si perdono e poi si aspettano a vicenda. Intorno alla loro storia d’amore, la radio trasmette le notizie dal vicino fronte russo-ucraino e la cruda povertà del proletariato di finlandese già tema ricorrente di Kaurismäki, dà il contesto al film intero.

Una scena di Foglie al vento di Aki Kaurismäki

Una scena di Foglie al vento di Aki Kaurismäki. Foto di Malla Hukkanen. Courtesy of Lucky Red

Una storia d’amore tra cinefilia e solitudine

La storia d’amore tra i due protagonisti è la spina dorsale di Foglie al vento, che in originale, Kuolleet lehdet, sarebbe in realtà “Foglie morte”. Più poetico e più brutale, proprio come l’estetica del film di Kaurismäki in questo film degli estremi: dai colori esagerati alle luci fortissime, fino alla recitazione prosciugata e meccanica che non esplode mai, volontariamente, in una scena madre. Numerose sono le citazioni, nascoste o esplicite, ad altri film. Da Il diario di un curato di campagna di Robert Bresson a I morti non muoiono di Jim Jarmusch. E il cinema stesso, come luogo di incontro, diventa il punto focale del film e della storia al suo centro. Foglie al vento si presenta così come un’opera per due tipologie di pubblico diverse: per chi vuole scoprire se alla fine Ansa e Holappa si scambieranno almeno un bacio nei loro distaccati appuntamenti che, però, nascondono un’agitazione interiore profonda. E per chi invece si accontenta della propria storia d’amore, quella con il cinema stesso, un’inquadratura alla volta, ognuna studiata nei minimi dettagli da Kaurismäki.