Tulpamancer: i ricordi si fanno virtuali grazie all’IA. Il trailer in esclusiva dell’esperienza di Venice Immersive

"È un'installazione interattiva che permette alle persone di aver un incontro intimo con l'intelligenza artificiale", ha dichiarato a THR Roma Marc Da Costa, uno dei creatori dell'installazione ora in concorso a Venice Immersive

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I sogni e i ricordi potrebbero tornare, ma virtuali. Alla Mostra del Cinema di Venezia, nella sezione Venice Immersive al Lazzaretto Vecchio, Marc Da Costa e Matthew Niederhauser hanno portato Tulpamancer, la loro installazione artistica – pensata circa quattro anni fa e realizzata in quattro mesi – che attraverso strumenti open source di Open AI e StableDiffusion, prova ricostruire i ricordi e i sogni degli utenti in un percorso guidato in due fasi, e che si conclude con una rappresentazione attraverso la realtà virtuale (VR).

In un trailer in esclusiva ottenuto dalla redazione di The Hollywood Reporter Roma, si sente la voce di Tulpa, un software che – nello storytelling dell’installazione di Da Costa e Niederhauser – è stato riscoperto in un vecchio magazzino, che una volta ospitava il laboratorio di uno scienziato tedesco della Germania dell’Est.

“Tulpamancer è un’esperienza interattiva che permette alle persone di aver un incontro intimo con l’intelligenza artificiale”, ha dichiarato Da Costa in un’intervista a THR Roma.

“Gli spettatori entrano in una stanza e si siedono a una scrivania, sulla quale c’è un computer, e posso qui dialogare con questa misteriosa IA che fa domande sui loro ricordi, sul loro presente e sul futuro – continua l’artista – dopodiché si spostano in una stanza adiacente, in cui c’è un visore per la realtà virtuale, mentre il sistema crea una sceneggiatura, immagini e voice over personalizzato su quanto condiviso prima”.

Tulpamancer, IA e arte

Lo stile dell’installazione richiama molto gli anni Ottanta, con il computer Tulpamancer che attraverso un monitor a tubo catodico restituisce la classica schermata nera con il testo verde. E l’esperienza, come hanno raccontato gli stessi creatori vuole sperimentare su due fronti: il primo sull’utilizzo dell’IA nell’arte, cercando di fornire un contributo al dibattito in corso anche con gli scioperi del sindacato degli sceneggiatori WGA e degli attori SAG-AFTRA, ma anche sperimentare sulla cosiddetta narrativa personalizzata.

“Abbiamo pensato a questo progetto prima che fosse indetto lo sciopero, e la nostra prospettiva di partenza, essendo artisti, è che l’IA fosse un nuovo strumento, che si adatta alle installazioni ma anche alla narrazione e allo storytelling, ed entrambi abbiamo avuto interesse nelle intelligenze artificiali per tanto tempo”, ha spiegato Niederhauser.

“Ovviamente c’è stato un grande miglioramento nella qualità di questi strumenti, e in futuro ci saranno sicuramente usi sbagliati”, continua l’artista. “Siamo in supporto allo sciopero, e volevamo portare un contributo al dibattito, più sfumature. Può essere pericolosa nelle mani delle industrie che sfruttano il lavoro”

“Non è il Matrix”

Provando l’installazione a Venice Immersive, ci vuole poco tempo per capire il punto che i due artisti vogliono trasmettere. Tulpamancer è limitato: più condividi dettagli con la macchina più la creazione sarà accurata, altrimenti non ha gli strumenti per ricreare proprio niente, mantenendo tutto vago.

“Abbiamo creato un’installazione che permetterà, si spera, alle persone di vedere i limiti di questa tecnologia, non abbiamo creato il matrix, è solo un’installazione”, ha sottolineato Niederhauser. “Ma è anche un uno sguardo su qualcosa che sta arrivando, senza ombra di dubbio, soprattutto per quanto riguarda le narrative personalizzate sul pubblico, nonché la capacità di sostenere conversazioni”.

L’opera è adesso in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, nella sezione Venice Immersive al Lazzaretto Vecchio. Alla fine dell’esperienza, che funziona “in locale” e quindi non connessa a internet, i due artisti garantiscono che qualunque informazione personale inserita dagli utenti per far funzionare Tulpamancer viene cancellata nel momento stesso in cui finisce la sessione. In un precedente articolo pubblicato su The Hollywood Reporter Roma, lo psichiatra Vittorio Lingiardi afferma che inserire le persone nei propri sogni e ricordi può essere una “valida esperienza artistica”, ma “non terapeutica”.

Da Costa, infine, avverte sull’intelligenza artificiale: “Questa tecnologia è molto potente, deve essere regolamentata”.