C’è la fila davanti al portico della sala Protomoteca del Campidoglio. Una fila di gente ordinata sui sampietrini di Roma, alcuni con gli ombrelli appena chiusi, le braccia conserte, si guardano la punta delle scarpe, sono arrivati per salutare un regista che è morto. È qui che si celebra la cerimonia laica per Paolo Taviani, scomparso il 29 febbraio a 92 anni. All’entrata i parenti, la moglie Lina e i figli Valentina ed Ermanno, e i nipoti, i figli del fratello Vittorio, lui scomparso nel 2018. In prima fila, ad attendere il feretro, il sindaco Roberto Gualtieri con la fascia tricolore, l’assessore alla Cultura del Comune di Roma, Miguel Gotor, gli amici Pupi Avanti, Nanni Moretti, Paolo Virzì, Marco Bellocchio, Mario Martone.
E gli attori e le attrici, Laura Morante, Jasmine Trinca e poi Lello Arena, Roberto Andò, Giacomo Campiotti, Mimmo Calopresti, lo storico montatore dei fratelli Taviani Roberto Perpignani.
“Era molto amato”, dice qualcuno, “con quella sua toscanità”, “un grande artista”, “che vuoto che lascia”. Il sindaco fa strada e segue il feretro trasportato all’interno della sala. L’odore dolce dei fiori recisi inonda lo spazio, le luci gialle sono accese, a destra della bara un grande maxischermo. Dalle casse Leonora addio di Nicola Piovani, mentre scorrono le immagini del regista sul set, dei suoi figli, del fratello Vittorio e dei tanti attori che hanno lavorato con lui. Le persone prendono posto, qualcuno rimane stretto nel cappotto scuro, qualcuno lo poggia sugli schienali delle sedie, gli altri restano in piedi.
“Papà ha lavorato fino all’ultimo alla preparazione del nuovo film, Il canto delle meduse. Il suo ultimo desiderio era di poter dire solo due parole: ‘Motore! Azione!”‘, dice Ermanno Taviani. Il nipote dedica una poesia al nonno, l’attore Claudio Bigagli lo saluta dicendo che il film Kaos gli curò l’anima: “Arrivai sul set che avevo la depressione e su quel set con i fratelli Taviani sono guarito”.
Simone Giglioli, sindaco di San Miniato, il comune toscano dove i fratelli sono nati, è presente per un omaggio. “La nostra comunità è molto legata alla famiglia Taviani. Ricordiamo il bagno di folla l’ultima volta che Paolo Taviani è venuto a San Miniato in occasione dei quarant’anni de L’ultima notte di San Lorenzo. In molti ricordano anche il loro padre, Ermanno, che prese parte alla prima giunta comunale dopo la guerra”, ricorda. “Paolo e Vittorio saranno sempre con noi. Non se ne sono mai andati”.
Roberto Gualtieri saluta Paolo Taviani
“Abbiamo un grande sentimento di affetto e gratitudine per tutto quello che Paolo ha donato insieme a Vittorio”, un “enorme grazie per tutte le emozioni che ci avete fatto vivere con la profondità e l’umanità dei vostri film”, dice Roberto Gualtieri. “Cosa abbiano significato per la storia del cinema e la cultura lo stanno scrivendo in tutto il mondo. Io con la mia generazione aspettavo ogni loro film. Ci siamo formati con quei film, con personaggi capaci di toccarci nel profondo e farci riflettere”. Tra i ricordi del sindaco una sera del novembre del 1978, “quando i miei genitori mi tennero alzato per vedere Padre Padrone, un film che ha segnato un’epoca, la morte sulle lance del fascista Giglioli in La notte di san Lorenzo, la montagna bianca di Kaos“.
Gualtieri ringrazia i fratelli Taviani a nome della città. “Grazie per tutte le emozioni che ci avete fatto vivere con l’incanto, la bellezza, la profondità, la profonda umanità dei vostri film. Accogliamo Paolo per un momento pubblico di commiato. Glielo dobbiamo, glielo deve questa città. Lui insieme a Vittorio ha scelto questa città per realizzare il suo progetto di vita insieme al cinema”, spiega, “quindi, la prima cosa che mi sento di dire è un enorme grazie a Paolo. Con lui naturalmente anche Vittorio che ci ha lasciato quattro anni fa”.
Il saluto degli amici del mondo del cinema
Ammiratori, colleghi, amici prendono la parola per intervenire. “L’avevo sentito quando ero tornato a casa dopo aver avuto un problema di salute ed era entusiasta per l’ultimo film che voleva fare”, ricorda Pupi Avati. “Nell’ultima età della vita si appianano tutte quelle che possono essere anche le differenze culturali, psicologiche, sociali, politiche perché ci accomuna l’affrontare la vecchiaia che è la salita più impervia e quella definitiva”.
Nanni Moretti, seduto in fondo alla sala, commosso. Il regista ha sempre detto di essere in debito con i fratelli Taviani per il suo cinema, tanto da dare il nome Michele all’alter ego dei primi film, come omaggio al progetto che gli cambiò la vita, San Michele aveva un gallo.
Marco Bellocchio condivide un’immagine: “Paolo è morto sul lavoro, non a causa del lavoro, a 92 anni”, dice citando l’ultimo film in preparazione, Il canto delle meduse. “È una conclusione che mi auguro di tutto cuore. Ricordo l’artista che ha fatto con Vittorio dei bellissimi film, dei capolavori, combinando spesso poesia, storia e letteratura, una combinazione che ha dato i risultati più belli. La loro è una filmografia compatta, unica, riconoscibile in tutti i film. Partendo dalla grande storia, hanno raccontato un comunismo umano a cui avevano creduto, rivoluzioni quasi sempre sconfitte dalla vita. Hanno saputo essere originali”.
Virzì: la loro storia era la nostra storia
Per Bellocchio i fratelli saranno eterni. “Penso che vinceranno la prova del tempo, non per l’eternità a cui non credo, ma resteranno nel tempo più di tanti presunti geni che la moda prima ha consacrato e poi abbandonato”, conclude.
Paolo Virzì ricorda come Paolo Taviani lo accolse e gli diede coraggio. “C’e in particolare un film, La notte di San Lorenzo che io e la mia famiglia guardavamo religiosamente perché raccontava la nostra storia in un modo tenero e struggente. Paolo era una persona dolcissima e generosa, un grande amico che mi accolse quando ero giovanissimo, al quale chiesi tanti consigli e che mi diede spesso coraggio. Io gli chiesi anche dov’è che comprasse quei bellissimi cappellini cinesi e lui me ne regalo uno, quello che porto oggi”.
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