Arrivati agli ultimi dieci minuti di Dune – Parte due ci si domanda come potrà mai finire la storia. Aspettate, facciamo un passo indietro. Si sa bene come finisce la storia. O se non si sa bene perché non si è letto il primo romanzo del Ciclo di Dune di Frank Herbert, si ha comunque la possibilità o di recuperarlo o, al massimo, di affidarsi a qualche riassunto trovato in giro online o sulle vecchie care enciclopedie.
Ma mentre si è di fronte all’opera di Denis Villeneuve – 190 milioni di dollari di budget il secondo, dopo i già 165 milioni del primo – in quegli ultimi minuti, quando il dado non è niente affatto tratto, ci si domanda come il protagonista Paul Atreides di Timothée Chalamet potrà farcela. Farcela, in questo caso, significa dimostrare di essere al popolo dei Fremen il Messia, di saper sottomettere gli avversari Harkonnen e svelare le strategie sibilline, machiavelliche e fallimentari dell’imperatore Shaddam IV.
La risposta è che, semplicemente, non ce la fa. Non può nel giro di un capoverso far quadrare tutti i fili di un disegno più grande, non a caso tessuto dalla magia piena di superstizione delle Bene Gesserit. Mentre si osserva perciò la conclusione del blockbuster d’autore, consapevoli che il cineasta canadese è stato in grado di portare finalmente sullo schermo un adattamento degno della saga letteraria impossibile da trascrivere ad immagini, un’altra certezza balena fulminea per la mente. Un futuro, non sappiamo bene se più o meno roseo per la saga, si prospetta di sicuro. Anche se non è ancora stato annunciato. Non ufficialmente, almeno.
Dune, cose da sapere sul futuro della saga
E, così, la serie di pellicole di Dune di Denis Villeneuve avrà molto probabilmente un proseguimento. Eppure non se può ancora parlare con certezza, perché nessuna dichiarazione ufficiale è stata data. Ma è interessante guardare al percorso cauto e, per questo, astuto della Warner Bros., che non ha voluto peccare di un’arroganza di cui ha pagato le spese in passato.
E che dà la dimostrazione che il pubblico, nelle saghe, è ancora disposto a credere, anche quando si tratta di un impegno da prendere a lungo termine.
L’accortezza con cui di nessun Dune 3, non apertamente, si sia mai vociferato, è una strategia che porta a riflettere sullo sperpero di soldi che spesso ha travolto le grandi case di produzione, senza che vi fosse un autentico ritorno: né dell’investimento, che è pur sempre un rischio che qualsiasi imprenditore o studio deve anche saper accettare, ma nemmeno nella valutazione in positivo di racconti che nascevano già frenati dal principio.
Animali fantastici e dove trovare esempi poco virtuosi
È infatti impossibile non pensare ai molteplici passi falsi che una saga, sempre di casa Warner, ha mosso uno dopo l’altro, facendo di ogni piccolo inciampo un’unica, inarrestabile valanga. È del 2016 il primo capitolo dell’avventura di Animali fantastici diretto da David Yates, padre registico dal quinto film in poi della saga di Harry Potter, su una sceneggiatura della sua stessa creatrice, J.K. Rowling.
È pur vero che, inizialmente, era stata prevista “almeno” una trilogia della rivisitazione del manuale scritto da Newt Scamander e usato come testo scolastico nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Ma i piani si allungarono quando la madre letteraria del maghetto Potter annunciò che era al lavoro sulla stesura di una pentalogia.
L’emozione era tanta. Lo scetticismo pure. Il disastro dietro le porte. Sebbene Animali fantastici e dove trovarli abbia avuto un rispettabilissimo successo di pubblico – 814 milioni incassati a fronte di un budget di 180 milioni – oltre che di critica (dal 74% di recensioni positive su Rotten Tomatoes al voto di 66 su 100 per Metacritic), i passi successivi furono talmente più lunghi della gamba che il destino decise di accanirsi.
Fu in quel momento che, sull’euforia del capostipite, vennero annunciati più film del previsto. E l’entusiasmo suscitato dall’entrata nel cast di Johnny Depp come Gellert Grindelwald, uno dei personaggi più affascinanti e idolatrati dai fan di Harry Potter (pur non essendo mai stato tra i principali della saga originale), aveva fatto sperare che per Newt e il suo gruppo di amici le cose sarebbero andate per il meglio. E per un breve attimo fu così. Animali Fantastici – I crimini di Grindelwald incassò meno del precedente, 654.855.901 di dollari comunque su 200.000.000 di budget. Ma fu il focus della storia, incentrata sull’obscuriale Credence Barebone di Ezra Miller, a non funzionare.
La critica non fu lusinghiera e il pubblico le andò dietro. Erano nuvoloni che stavano preparando il terreno alla tempesta che sarebbe venuta e che avrebbero colpito irrimediabilmente le sorti della saga. Prima, ci fu il covid. Poi, le accuse nei confronti di Depp di percosse da parte dell’ex moglie Amber Heard. Anche Miller non si rivelò una scelta tanto saggia, ma quello sarebbe stato più un problema del film The Flash del futuro (ancora una volta, tutto in casa Warner).
Se nel 2014 i film su Animali fantastici erano perciò previsti come tre, nel 2016 all’uscita del primo diventarono cinque, improvvisamente la saga si ritrovò a zero, con le vicissitudini che accompagnarono la produzione che resero impossibile continuare.
Serializzazione a tutti i costi
Nel girare Animali fantastici – I segreti di Silente, terza pellicola prevista, il set venne posticipato a causa della pandemia e spostato da marzo 2020 al settembre dello stesso anno. Le riprese vennero interrotte nuovamente a febbraio, quando qualcuno della troupe risultò positivo, ma dopo qualche giorno venne comunque comunicato dal compositore James Newton Howard il termine della lavorazione.
Il flop, però, era imminente. 407,1 milioni di box office mondiale su un investimento di 200 milioni, in cui non rientravano nemmeno le spese del marketing. Un risultato doloroso come una bacchetta di sambuco nell’occhio. E non è colpa di un austero quanto affascinante – forse anche più del predecessore – Mads Mikkelsen, sostituto di Depp per Grindelwald.
Uscito nel mondo ad aprile 2022, fu più di un anno dopo, nel settembre 2023, che David Yates annunciò la morte sul nascere della pentalogia. Non sembrerebbe esserci in vista, al momento e probabilmente mai, una produzione di Animali fantastici 4. Forse se avessero seguito il piano principale, limitarsi a soli tre film, ciò avrebbe giovato a una saga che nemmeno i più accaniti sostenitori di Harry Potter riescono davvero ad apprezzare, almeno così com’è. Un po’ come tutto il resto che Rowling continua a toccare, ma questa è un’altra storia.
C’è pur da considerare che il fattaccio brutto brutto di Animali fantastici arrivava nel pieno di una serializzazione universale, che comprendeva tanto il grande schermo, quanto gli show da cui questa frammentazione è cominciata. Cinque film, dunque, sembravano obbligatori (soprattutto visti gli otto di Harry Potter).
Nell’era delle grandi serie tv, e dei multiversi della Marvel in sala, era normale, quasi obbligatorio, far parte del circolo di operazioni acchiappa-fan, stirando e allungando le narrazioni fino allo stremo.
Supereroi, acchiappafantasmi e serial killer
Il disastro dei tanti e mai compiuti film del Wizarding World lo rende evidente – anche se, adesso, è una serie reboot di Harry Potter che ci attente nel 2026. Come il fatto che probabilmente a nessuno interessi come finisca la battaglia tra Albus Silente e Gellert Grindelwald.
E non si creda che il problema, prendendo il MCU (con la “dinastia di Kang” interrotta a causa delle accuse di aggressione di Jonathan Majors) o la rinnovata DC (che, anche lì, se è rinnovata ci sarà un motivo) non riguardi anche i supereroi, con Madame Web la cui strada è stata stroncata prima ancora di cominciare. Un solo film uscito su Cassandra Webb e neanche un mese per decretarne l’interruzione del franchise.
Ma in fondo è difficile fargliene una colpa, alla Warner. Il 2022, anno de I segreti di Silente, fa seguito al ritorno l’anno precedente di Matrix Resurrections, che teorizzava e aggiornava i temi già trattati nella trilogia delle gemelle Wachowski, facendo direttamente da ponte col film-tesi del 1999.
Un 2021 che è stato anche l’anno di Ghostbusters: Legacy, altro ritorno in auge di una saga importantissima nell’immaginario della cultura pop, e che proprio come Resurrections resuscita dal passato per lasciare un’eredità futura, a un nuovo pubblico, pur con un occhio sempre attento ai fan. E che, nel 2024, torna anche con un altro sequel, Ghostbusters: Minaccia Glaciale.
Per non parlare del requel per eccellenza del 2022, Scream V, copia identica – che possiede comunque una propria personalità – dell’originale film del 1996 di Wes Craven. Altro titolo i cui seguiti annunciati sono andati incontro al misfatto: dopo l’acclamato Scream VI, per il settimo capitolo si sono verificati licenziamenti (la protagonista Melissa Barrera a causa delle sue posizioni pro-Palestina) e uscite di scena (la co-star Jenna Ortega e il regista Christopher Landon). A tornare a bordo è Neve Campbell, eroina fin dalla prima opera degli anni novanta. Le premesse, però, non sono ancora solide da poter mettere fin da ora la mano sul fuoco su cosa ne sarà di questo sequel.
Dune e Horizon, sognatori a confronto
La tecnica Villeneuve, e la politica stavolta provvidenziale del “non dire ancora” della Warner Bros., potrebbe virare a favore della saga. Il cui script per il terzo film, a quanto pare, c’è, è in fase di sviluppo, praticamente pronto. Anche se il regista ha esplicitamente affermato di volersi prendere una pausa prima di continuare, mentre le sue giovani dive Zendaya e Florence Pugh si sono già dette pronte a qualsiasi chiamata.
Anche perché per Messia, secondo romanzo del mondo Dune, l’obiettivo è spingersi oltre la magniloquenza della Parte due, cercando di allinearsi più sui territori di un Il Signore degli Anelli – Il ritorno del re (il cui universo fantasy, nel 2022, è proseguito – e sta continuando con altre due stagioni – con la serie Prime Video Gli anelli del potere) che di un discutibile Il padrino III. Ma l’autore ha tutte la carte per potercela fare e esempi virtuosi di saghe che, negli anni, hanno saputo cavarsela, anche molto bene (solo nel precedente 2023: Fast & Furious e Mission: Impossible).
Non lasciamoci però convincere che gli “eroi” non esistano più. Kevin Costner ha aperto un mutuo sulla sua casa di Santa Barbara per realizzare un progetto lungo trent’anni: Horizon: An American Saga. Un’epopea western il cui primo film è diviso in due parti (in sala la prima dal 24 giugno, la seconda dal 16 agosto) e che il divo di Balla coi lupi ha co-sceneggiato (insieme a Jon Baird), diretto e prodotto.
La summa dell’epica del far west per un racconto ambientato tra il 1861 e il 1865, negli anni della guerra civile americana. Un terzo film si prepara alla produzione – rallentata per via degli scioperi degli attori e degli sceneggiatori nel 2023 – e un quarto dovrebbe completare la storia. Sei anni per scrivere i copioni, soli cinquantadue giorni di riprese per i primi due capitoli di Horizon. Qualcuno lo chiamerebbe un sognatore. Altri, nella Hollywood delle saghe in cui è come giocare alla lotteria, un pazzo.
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma